Whirpool: Campania a rischio desertificazione industriale, domani al MiSE non sia ennesimo rinvio. Serve una programmazione che guardi ai prossimi 20 anni non alle prossime elezioni
Domani al Ministero dello Sviluppo Economico si terrà l’incontro per la delicata vertenza della Whirlpool di Napoli, una vertenza sulla quale ad oggi, dopo lo stop momentaneo rispetto alla cessione c’è la necessità di trovare velocemente una soluzione industriale che tenga insieme lavoro e prospettiva per il futuro.
“Ci sono in ballo più di 400 famiglie a cui si sommano – afferma il Segretario Generale Fim Cisl Campania Raffaele Apetino– tutte le altre crisi aperte nel territorio regionale, che vanno dalla Jabil di Caserta, di cui ieri si è tenuto il presidio davanti all’Ambasciata americana a Roma, circa 350 dipendenti, alla ex-Iribus di Avellino che interessa altri 300 lavoratori. Stiamo parlando solo di alcune delle aziende metalmeccaniche Campane che hanno aperto un tavolo presso il MiSE, senza contare l’indotto di queste e senza contare tutte quelle situazioni di crisi e chiusure che non approdano nemmeno al Ministero e che hanno lasciato a casa decine di lavoratori. Siamo davanti a fenomeni di portata rivoluzionaria come quella legate alla digitalizzazione della manifattura e dei servizi, dei cambiamenti climatici e demografici su cui la Regione Campania non si sta nemmeno lontanamente interrogando sul da farsi”.
Una Campania a crescita zero, dove le città si spopolano, i servizi e le infrastrutture sono sempre più carenti e dove governo regionale e quello nazionale sembrano incapaci di programmare un concreto piano che punti allo sviluppo industriale della regione. La desertificazione del lavoro in Campania, come in tutto il Mezzogiorno non solo mortifica la dignità dei lavoratori, che non hanno bisogno del Reddito di cittadinanza e assistenzialismo ma offre manodopera all’illegalità che è sempre in cerca di nuovo personale. “Noi come Fim Cisl della Campania -continua- crediamo non sia più rinviabile aprire seriamente un tavolo regionale, mettendo insieme politica, sindacato, scuola, istituzioni e che dia risposte attraverso una programmazione delle cose da fare da qui ai prossimi 20 anni per agganciare il treno dell’innovazione senza guardare solo alla prossima campagna elettorale ma al bene della Regione, del Sud e dell’Italia intera”.
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