di Alessandra Tommasino
Stamattina lo sciopero degli operai Whirlpool, dopo l’ennesimo intoppo per l’attuazione dell’accordo che prevede la reindustrializzazione del sito teverolese con il conseguente reinserimento di 75 unità lavorative.
La fabbrica dei “sogni spezzati”
Sono sfiniti, vengono da anni di annunci, rinvii, promesse. Hanno difeso il posto di lavoro con le unghie, manifestando per ore, macinando chilometri, bussando alla porta di chiunque avesse il dovere di tutelarli.
Incontri a Roma al Mise, in Regione Campania, appelli ai sindacati, a politici di ogni ordine e grado. Si sono commossi alla morte di Vittorio Merloni e maledetto le nuove gestioni, si sono asciugati le lacrime prima di ritornare alla catena di montaggio e imposti il sorriso davanti ai figli che chiedono spiegazioni sul futuro.
Sono loro, gli uomini e le donne della ex Indesit, la fabbrica dei sogni spezzati della zona industriale Aversa nord. Vite trascinate per anni, nel bilico e sempre sull’orlo di un precipizio. La paura di cadere nel vuoto, proprio come quella che alcuni anni fa gli operai provarono salendo, per protesta, sul tetto più alto di uno dei capannoni.
Pellegrinaggio politico, anni di fischi ed applausi
Negli anni strumento nelle mani di speculatori politici, che sulla loro pelle si sono costruiti pezzi importanti di campagne elettorali, hanno aperto le porte a tutti, ma qualche volta, arrabbiati, le hanno chiuse. A volte sono arrivati gli applausi, altre i fischi. E oggi sono ancora qui, più stanchi e sfiduciati di ieri. Eppure tutto quel che chiedono è avere una vita normale.
Ma adesso cos’altro succede? Di mezzo ci sono poco più di 200 mila euro che il gruppo industriale Seri, beneficiario di diversi milioni di euro per il progetto di riconversione del sito teverolese dove dovranno essere prodotte batterie al litio prevedendo l’inserimento di 75 unità lavorative di Whirlpool, non intende versare al consorzio Asi per sottoscrivere la convenzione propedeutica all’insediamento, in quanto non esplicitato nell’accordo siglato al Mise.
Il Mise scenda in campo da garante dell’accordo
I sindacati lanciano un appello a rispettare gli impegni, così come anche il consigliere regionale del Pd Stefano Graziano. Il problema è che gli imprenditori ritengono il costo della convenzione escluso dalla convenzione, per questo insistono nel non voler pagare. Non sarà però l’Asi o la Regione a risolvere il problema: in campo dovrà scendere necessariamente il Mise, che di quel famoso accordo è garante ed è al Mise che si rivolgono i lavoratori.
Situazione lontana dall’accordo Mise
L’ auspicio è che non si abbiano altre brutte sorprese. “Siamo davvero stanchi di continui intoppi burocratici e di problemi nuovi che si aggiungono ai vecchi”, afferma Vincenzo Di Spirito, rsu Fim Cisl. Lo sconforto è tangibile e frutto di una situazione che si è delineata con troppe differenze rispetto a quanto programmato. “In quell’accordo – sottolinea Di Spirito – c’era scritto anche che gli operai Whirlpool di Carinaro avrebbero lavorato per sei ore al giorno, mentre oggi ci ritroviamo a lavorare per quattro ore e mezza con uno stipendio che non supera mille euro al mese e che mette in grave difficoltà le nostre famiglie”.