di Alessandra Tommasino
Fame, freddo, futuro incerto. Per i migranti che vivono nel campo Moria dell’isola di Lesbo, in Grecia, Natale vuol dire soprattutto sperare in una vita migliore. In un Paese dell’Europa dove poter trovare condizioni di accoglienza ed integrazione vere per lasciarsi alle spalle gli stenti quotidiani. Nel campo che accoglie i migranti che arrivano dalla costa turca, adulti e bambini vivono per mesi, molto spesso anni, in attesa dei documenti necessari per andare altrove. Germania e Svezia sono le nazioni più ambite soprattutto da afghani e pachistani. Molti scappano da città conquistate dai talebani che, come dice una ragazzina, ” tagliano la testa”. Sono in tanti a portare sul proprio corpo i segni della guerra e del terrorismo.Tutti hanno ferite dell’anima: per aver perso un familiare in modo violento, per aver lasciato la propria terra, per i chilometri di mare percorsi con una destinazione che alla fine si é rivelata un altro inferno.
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