di Tina Cioffo – A Castel Volturno la giornata dedicata al ricordo di Domenico Noviello, imprenditore ucciso dalla camorra perché aveva denunciato il racket.
Massimo Noviello ricorda il padre: “Avrei voluto che mio padre parlasse di sé ai suoi nipoti”
“Volevo che fosse stato mio padre a parlare di sé ai suoi nipoti ma non è andata così. Ora sono io che gliene parlo ma a volte noi familiari delle vittime innocenti della criminalità organizzata ci sentiamo un po’ come dei leoni da circo”. Massimo Noviello, figlio di Domenico Noviello ricordato stamattina a Castel Volturno, ad 11 anni dal suo omicidio, ha chiuso così la mattinata di incontro cominciata nella piazzetta di Baia Verde a lui dedicata e proseguita nel bene confiscato gestito dall’associazione antiracket di Castel Volturno, di cui è presidente. Ad ascoltarlo c’erano anche altri familiari delle vittime innocenti non ancora riconosciute perché al Ministero dell’Interno le pratiche che arrivano vengono per lo più bocciate e non per mancanza di innocenza, stabilita anche dalle sentenze, ma perché gli uffici hanno deciso di far ora valere dei motivi ostativi, per una parte illegittimi. “È la giornata in ricordo di Domenico Noviello ed è solo per rispetto che non abbiamo gridato tutto il nostro dissenso”, hanno detto altri familiari di vittime innocenti. Hanno provato a parlarne in disparte con il commissario Raffaele Cannizzaro, per il coordinamento delle iniziative di solidarietà per le vittime dei reati di tipo mafioso. “Ci ha detto di chiamare in segreteria per fissare un appuntamento e noi lo faremo”, hanno assicurato.
Il prefetto Ruberto: “Basta commemorazioni, servono azioni concrete”
“Oggi è la giornata del ricordo di un uomo che ha denunciato i suoi estorsori, hanno detto a più riprese tutti i relatori intervenuti”. Dal prefetto di Caserta, Raffaele Ruberto al procuratore di Napoli Giovanni Melillo, dai commissari Cannizzaro e Anna Paola Porzio responsabile dell’Ufficio di Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket ed antiusura, fino al sottosegretario del Ministero dell’Interno, Luigi Gaetti.
“Basta con le commemorazioni, dobbiamo imparare a programmare azioni concrete contro la criminalità. Nel Casertano, la reazione dei cittadini non è ancora quella che vogliamo, c’è ancora tanta timidezza ed uso un eufemismo, visto che non ci sono ancora abbastanza denunce. La reazione non può essere riservata solo alle inchieste giudiziarie ma deve essere del popolo”, ha tuonato il prefetto Ruberto. “Lo Stato c’è, lavora e ha tanta buona volontà, forse anche tanti torti, ma non può arrivare a tutti ed è per questo motivo che sono necessarie le associazioni sul territorio”, ha fatto il paio la commissaria Porzio.
“All’azione repressiva deve essere affiancato il presidio quotidiano della legalità. non è possibile parlare di un territorio riscattato se manca persino della più elementare toponomastica e se le associazioni di categoria e dei commercianti si sentono chiamati fuori da incontri che ricordano un imprenditore che ha denunciato il racket”, ha detto Melillo, aggiungendo “la camorra non può essere ridotta ad un fenomeno d gangsterismo urbano. Parliamo di infiltrazioni e di imprese che sono diretta espressione della camorra“.
“Dobbiamo lavorare per far sì che la denuncia non sia un fatto straordinario”, ha concluso Gaetti annunciando emendamenti migliorativi alle leggi per le vittime innocenti “Ma- ha anche confessato- sono ferme sul tavolo da settimane. Stiamo aspettando il momento buono per discuterne”. Probabilmente il “momento buono” è la fine della campagna elettorale per le Europee e una ritrovata pace di Governo. Presenti anche una associazione di Palestrina, il Comitato don Peppe Diana e Libera Caserta.