L’addio del ministro degli esteri e quello di altri importanti funzionari sancisce un punto di svolta nella politica interna di Kiev. Ma con il rimpasto di governo non sembrano esserci spiragli per la fine del conflitto con la Russia
Negli ultimi giorni l’Ucraina ha visto un importante rimpasto governativo voluto dal presidente Volodymyr Zelensky. Questo cambiamento coinvolge alcune delle figure più rilevanti del suo governo, incluso il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba, che ha rassegnato le dimissioni. Una scelta che ha avviato una reazione a catena, con l’addio di diversi altri alti funzionari, in quello che sembra essere una vera e propria ristrutturazione dell’apparato governativo, annunciata come un “reset politico” per rafforzare il governo in vista delle difficoltà future in un momento molto delicato del conflitto con la Russia.
Il presidente Zelensky aveva preannunciato la necessità di questo rimpasto per affrontare al meglio le sfide dell’autunno e dell’inverno, in un momento cruciale per l’Ucraina. Con il conflitto con la Russia che non sembra accennare a fermarsi, il governo di Kiev si prepara a intensificare la sua risposta, sia sul fronte militare che diplomatico. Come dichiarato dallo stesso Zelensky, l’autunno sarebbe stato un periodo estremamente importante per l’Ucraina, e per ottenere i risultati sperati, era necessaria una squadra di governo più dinamica e adatta a rispondere alle esigenze attuali.
Il primo segnale tangibile di questo rinnovamento è arrivato con le dimissioni di Dmytro Kuleba, ministro degli Esteri dal 2020. Kuleba è stato una figura chiave nella diplomazia ucraina durante i primi 30 mesi di guerra contro la Russia. La sua gestione dei rapporti con gli alleati occidentali è stata cruciale per garantire il continuo sostegno militare ed economico al Paese. Nonostante il suo ruolo centrale, le sue dimissioni riflettono la volontà del presidente di apportare cambiamenti anche nelle posizioni più delicate, con l’intenzione di portare “nuove energie” nella politica internazionale e nella diplomazia del Paese.
Le dimissioni di Kuleba non sono un evento isolato. Nei giorni precedenti, altre figure di spicco del governo di Zelensky hanno lasciato i loro incarichi. Tra questi figurano Olga Stefanishyna, vice prima ministra per l’Integrazione europea, Denys Malyuska, ministro della Giustizia, Iryna Vereshchuk, vice prima ministra, e Oleksandr Kamyshin, ministro delle Industrie strategiche. Anche il ministro dell’Ambiente, Ruslan Strilets, si è unito alla lista dei dimissionari. Questo rimpasto ha portato al cambio di oltre il 50% del governo, come anticipato da David Arakhamia, un membro di spicco del partito di Zelensky.
La ristrutturazione del governo coinvolge anche l’ufficio presidenziale, con il vice capo dell’ufficio di Zelensky, Rostyslav Shurma, tra coloro che sono stati rimossi. In seguito alle dimissioni di Kuleba, il presidente ha proposto la nomina di Andrii Sybiha come nuovo ministro degli Affari esteri. Sybiha, 49 anni, ha una lunga carriera diplomatica alle spalle, iniziata nel 2002 come primo segretario per gli Affari consolari presso l’ambasciata ucraina in Polonia. Nel corso degli anni ha ricoperto diversi incarichi importanti, tra cui quello di ambasciatore straordinario e plenipotenziario in Turchia e, più recentemente, vice capo dell’ufficio del presidente ucraino.
Le dimissioni di Kuleba e il più ampio rimpasto di governo sono stati accolti con diverse reazioni. Da Mosca, la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, ha commentato sarcasticamente: “È autunno, cadono le foglie e i rami si mostrano nudi”, un’allusione ironica alla serie di dimissioni che stanno scuotendo il governo di Kiev. Tuttavia, il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha dichiarato che questi cambiamenti non avranno alcun impatto sul processo negoziale tra Kiev e Mosca, escludendo che possano influenzare le prospettive di un eventuale cessate il fuoco o trattative di pace.
Questo rimpasto arriva in un momento particolarmente difficile per l’Ucraina, con continui attacchi da parte delle forze russe, che non si limitano al fronte orientale ma colpiscono anche città occidentali come Lviv. L’ultimo attacco missilistico, che ha causato la morte di sette persone, di cui tre minori, è un doloroso promemoria della brutalità del conflitto in corso. Il governo di Kiev deve quindi fare i conti con una pressione crescente, non solo sul piano militare, ma anche su quello economico e umanitario, mentre il Paese si prepara ad affrontare un altro rigido inverno di guerra. Il cambiamento della leadership in settori chiave come la diplomazia, la giustizia e la produzione industriale potrebbe avere l’obiettivo di rendere il governo più reattivo e capace di adattarsi alle esigenze del momento.
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