di Fabio Mencocco e Alessandra Tommasino
Adriana Esposito e Luigi Formicola, genitori di Stefania, uccisa dal marito Carmine D’Aponte a Sant’Antimo il 19 ottobre 2016, sono una forza della natura e non hanno alcuna intenzione di rendere vano il dolore per la perdita della figlia, vogliono semmai che il loro lutto diventi patrimonio di tutti, aiutando altre donne a ribellarsi alla violenza, prima che sia troppo tardi. In questi due anni non si sono mai fermati, mai sottratti ad un’intervista o ad un incontro. Sono stati sempre in prima linea nel seguire le tappe del processo che, in primo grado, si è concluso con la condanna all’ergastolo per D’Aponte, ma soprattutto si sono subito rimboccati le maniche per garantire un clima sereno ai propri nipoti.
Nella loro casa di San Marcellino, da nonni, si sono ritrovati improvvisamente ad essere genitori. Per i bambini si fanno in quattro, ma non nascondono la fatica e le difficoltà per andare avanti. La scuola, le attività extrascolastiche, il gioco. Ai figli di Stefania, vittima di femminicidio, due maschietti di 6 e 3 anni, i coniugi Formicola non vogliono far mancare nulla. “Hanno già sofferto troppo – dicono – e adesso chiediamo che venga tutelato il loro diritto alla normalità, per questo chiediamo che lo Stato sostenga i figli delle vittime di violenza”. Mentre parlano in cucina, il bimbo più grande gioca in cameretta, e il più piccolo, appena rientra dalla scuola materna, chiede un biscotto che gli viene offerto con dolcezza. “Suo padre non ha mai dato una caramella al figlio, al massimo la mangiava lui e poi gli dava la carta. A casa mia, dopo una cosa così brutta, le caramelle non devono mai mancare”, dice Luigi Formicola. La sofferenza è entrata nella loro vita con l’arrivo di D’Aponte, quell’uomo che chiamava Stefania “Porca pig “ e che costringeva la moglie a restare collegata al telefono con lui per tutta la durata delle visite a casa dei genitori. E’ una storia di dolore, ma anche di rabbia, perché Stefania ce l’aveva quasi fatta a distaccarsi da quel marito che la picchiava e che era arrivato perfino a minacciarla con la pistola, davanti ad uno dei suoi figli. “Oggi invece dobbiamo raccontare un finale diverso”, si sfoga Adriana, trattenendo a stento le lacrime di una madre inconsolabile. Ma neanche il tempo di rattristarsi, che ecco i nipoti richiamare la sua attenzione ed è subito sorriso.