Tullio Foà incanta gli studenti aCasal di Principe: “Ragazzi attenti all’intolleranza e al razzismo”.Hanno partecipato anche le scuole medie e superiori di San Cipriano D’Aversa.
Non è facile parlare del dolore e non è facile farlo dinanzi ad una platea di ragazze e ragazzi dai 12 ai 18 anni, eppure Tullio Foà, uno degli ultimi superstiti della Comunità ebraica di Napoli e uno degli ultimi testimoni diretti di uno dei periodi più turpi della storia dell’umanità, a Casal di Principe ci è riuscito. Le vibrazioni della sua voce ultraottantenne ed i ricordi lucidi di quella che è stata la sua personale esperienza di ebreo durante il periodo nazifascista in Italia, non sono state un semplice racconto. Il Teatro della Legalità pieno di volti freschi e genuini ha accolto in silenzio le sue riflessioni ed i dettati tempi di una storia che è sì, alle nostre spalle ma sempre presente per avvertirci dei pericoli. Foà era piccolo quando cominciarono le deportazioni, è cresciuto a Napoli con la mamma e altri tre fratelli, mentre il padre era in Africa ed un altro fratello in America.
I ricordi
“Il mio primo giorno di scuola ero come tutti gli altri bambini, o almeno così credevo. Avevo il grembiulino, il colletto inamidato ed il fiocco esattamente come gli altri ma ero diverso. Ero ebreo. La nostra classe era formata solo da 10 persone e ci facevano entrare da un ingresso secondario”, ha ricordato Foà incalzato dalle domande degli studenti che volevano comprendere come si fa a superare il dolore dell’umiliazione, della perdita e poi la ricostruzione. Foà sembra sereno ora ma ricorda come fosse oggi, quel suo amichetto di classe allontanato dall’Italia e poi ucciso dai nazisti. “Si chiamava Dino e quando ho saputo della sua morte, ho vissuto uno dei miei primi dolori”, ha detto Foà. Altri, come Dino sono poi scomparsi e molti hanno pianto quando ‘il signor Tullio’, è così che lo hanno chiamato i ragazzi di Casal di Principe per tutto il tempo, ha ricordato di quel ragazzo ancora rammaricato per non essersi voltato un’ultima volta verso sua madre. Sapeva che la mamma stava cercando il suo sguardo, sapeva che voltandosi lo avrebbe incrociato ma non ebbe il coraggio. Mai più ne ha avuta l’occasione.
Senza dimenticare
“La comunità ebraica di Napoli conta ormai poco meno di 200 persone e quando andiamo in Sinagoga per pregare probabilmente non arriviamo ad una trentina, eppure -ha spiegato Foà- abbiamo due militari dinanzi alla porta di ingresso che vigilano sulla nostra incolumità. Li ringrazierò sempre per lo sforzo che fanno ma mi chiedo, come sia possibile che questo avvenga ancora?”. L’umanità ha già attraversato troppi cunicoli, dovrebbe ora avere la forza ed il coraggio di non schiacciarsi sotto il peso dell’intolleranza, del razzismo e della violenza. Ma non è così. “Sono anni che incontro i giovani e continuerò a farlo fino a che avrò la forza”, ha confessato il signor Tullio, protagonista del docufilm “Figli del destino”, insieme a Liliana Segre, Lia Levi e Guido Cava, bambini italiani ebrei sopravvissuti alle leggi razziali. Ascoltare Foà, vuol dire anche leggere la sua rabbia sublimata però, nella parola che usa come vendetta e prevenzione culturale. L’incontro dal titolo ‘Meditate che questo è stato’, tenutosi il 13 gennaio, è stato di avvicinamento alla giornata della memoria del 27 gennaio prossimo ed è stato organizzato dall’assessore comunale casalese alla pubblica istruzione, Marisa Diana. Sono state coinvolte tutte le scuole medie e superiori di Casal di Principe e San Cipriano D’Aversa. “Perché – ha detto Diana- a volte non basta leggere gli eventi sui libri, è necessario ascoltarli di persona e rendersi conto di quello che è stato”. Il percorso proseguirà con vari incontri fino al viaggio ad Auschwitz di 10 ragazzi e due docenti.
Tina Cioffo