di Alessandra Tommasino
Un’ordinanza dell’area tecnica del Comune prevede la demolizione delle opere abusive in cui attualmente vivono circa quindici persone nel campo Rom di Teverola.
A Teverola il campo Rom di via Piro, al confine con Casaluce, dovrà essere sgomberato.
Ordinanza di demolizione
Un’ordinanza dell’area tecnica del Comune ha stabilito che le opere realizzate abusivamente, dove attualmente vivono quindici persone, dovranno essere abbattute. Il campo, di proprietà della Regione, è situato a pochi metri dai piloni della superstrada Nola – Villa Literno e fa parte della storia di Teverola da decenni. L’area, di proprietà della Regione, si presenta con diversi manufatti costituiti da strutture portanti in muratura e comunicanti con container.
L’ordinanza di demolizione dovrà essere eseguita nel giro di novanta giorni, altrimenti le opere abusive verranno acquisite a patrimonio comunale.
“Siamo qui da tanti anni”
I capifamiglia del campo al momento preferiscono non commentare e sostengono che “Va tutto bene, siamo qui da tanti anni”.
Tra rifiuti e tentativi di decoro
Il posto in cui vivono i Rom, a dispetto di altri luoghi, è tenuto piuttosto bene e, rispetto a realtà molto più degradate, esprime il tentativo di mantenere un decoro. E questo nonostante lo scarico illecito dei rifiuti, che puntualmente interessa l’esterno del campo. Elettrodomestici, guaine, sacchetti dell’immondizia, mobili: a pochi centimetri dall’entrata, vengono abbandonati materiali di ogni tipo e spesso i bambini del campo, con le loro biciclette, giocano a slalom fra i rifiuti offrendo un’immagine desolante. Soltanto da poche settimane, c’è stata l’ennesima bonifica comunale, ma già qualcuno ha cominciato a depositare, in un vortice senza fine, altri rifiuti.
La direttiva di Salvini
Il risanamento dell’area, è arrivato con la gestione commissariale del viceprefetto Vincenzo Lubrano, che ha agito coerentemente alla direttiva ministeriale del vicepremier Matteo Salvini sullo sgombero delle aree occupate abusivamente.
L’intervento segue quello già attuato a Sant’Arpino, dove ci sono degli immobili di proprietà privata occupati da alcune famiglie di etnia Rom.