di Tina Cioffo
Cresce l’allarme ma mancano i dati per capire cosa realmente c’è interrato nei terreni dell’agro aversano Siti sospetti, siti indagati e siti scavati. La mappatura dei rifiuti che si trovano sottoterra lungo i Regi Lagni e la Nola- Villa Literno l’hanno fatta un po’ tutti.
A Casal di Principe di rifiuti interrati se ne è cominciato a parlare già alla fine degli 80, con denunce firmate e consegnate agli organi competenti. Nel 1989 in un documento indirizzato fra gli altri ai sindaci della ex USL 19, al Prefetto di Caserta, al Ministro per l’Ambiente la sezione casalese del Partito Comunista Italiano scriveva di una discarica abusiva in territorio al confine con Villa di Briano, con presenza di rifiuti probabilmente tossici. La segnalazione era di un certo Comitato per la salute pubblica. Un anno prima nel 1988, era stata già segnalata un’altra discarica a Casal di Principe dove erano stati trovati bidoni con sostanze tossiche. Ci fu l’attenzione anche della stampa locale e nazionale ma niente poi si mosse. Nell’88 si diceva quello che si dice oggi.
Il 12 Marzo 2003 in località “Difesa Casale”, un cittadino di Casal di Principe denunciò di aver scoperto sul proprio terreno una grossa quantità di materiale sospetto, la Polizia Municipale ritrovò la stessa sostanza sversata in un fossato a circa 100 metri di distanza. Dopo due giorni, venne trovato un ammasso della stessa sostanza polverosa alle spalle dello stadio comunale. L’A.S.L. avvisò l’Arpac. Il 17 marzo, Legambiente nazionale denunciò l’accaduto alla Procura di Santa Maria Capua Vetere, al N.O.E di Caserta al comandante dei carabinieri, al comandante dei vigili urbani e al Commissario prefettizio del comune di Casal di Principe. Le testimonianze dissero: “Sembra cenere, è una polvere finissima in vicinanza della quale si avverte mancanza di respiro e senso di nausea”. Dal cumulo di questo materiale emersero dei teloni, o forse dei semplici sacchi, con scritte straniere e qualche numero. Le zone incriminate, non furono sequestrate né chiuse al traffico.
E poi si è ricominciato a scavare. Nel settembre 2013 a Via Sondrio, poi a gennaio 2014 in via Kruscev al confine con Villa di Briano, un anno dopo a giugno 2015 a Masseria Simeone entroterra casalese. A giugno 2016 le ruspe sono arrivate in Via del Pozzo, dietro lo stadio di Casal di Principe. In tutti i siti indagati con il braccio meccanico sotto la supervisione della Forestale e dei Vigili del Fuoco, coordinati dalla Dda di Napoli sono stati prelevati campioni di terreno e materiale dall’Arpac ma i risultati di quelle analisi non sono mai stati pubblicati né sono mai partite le bonifiche. Le aree sono recintate da rete rossa, in parte distrutta da vento e pioggia.
Cosa sia emerso non è stato ancora rivelato. In ogni sito è stato evidente il ritrovamento di materiale da risulta, rifiuti soliti urbani, pneumatici, guaina, bidoni di oli esausti in genere usati dai meccanici e fanghi industriali ma rispetto a quali sostanze contenesse il terreno nessun dato è emerso. A distanza di anni, quei terreni che vennero sventrati dalla ruspa meccanica alla ricerca di veleni sono stati trasformati da piccole collinette di terreno sparso, ricoperto da vegetazione selvaggia. Un’immagine che potrebbe essere semplicemente definita desolante. E invece non è così, perché a pesare ci sono gli stessi interrogativi di allora per la qualità dell’acqua, per la presenza o meno di rifiuti tossici nel terreno, per lo stato dell’arte delle bonifiche e per il controllo del territorio.