Secondo il NOAA è in arrivo una possibile tempesta geomagnetica sul nostro pianeta, scopriamone l’entità e il reale pericolo
Negli ultimi giorni i TG hanno creato allarmismo in merito ad una possibile tempesta solare, parlando di telecomunicazioni interrotte, e possibili blackout radio mondiali.
Ma la situazione è davvero così preoccupante? Analizziamola da vicino in base ai dati divulgati dallo Space Weather Prediction Center del NOAA (e non dalla NASA come sostengono molti TG).
Per chiarezza d’informazione, la National Oceanic and Armospheric Administration (NOAA) è un’agenzia scientifica e normativa statunitense, che si occupa di previsioni meteorologiche, monitoraggio delle condizioni oceaniche e atmosferiche e tracciamento di mappe dei mari.
Quanto è grave la minaccia?
Prima di tutto, non è prevista nessuna tempesta geomagnetica per oggi bensì c’è una flebile probabilità che si verifichi nella giornata di domani, sabato 27 luglio.
Questa tempesta, qualora si verificasse, avrebbe comunque un’entità minima. Infatti, rientrerebbe nella categoria G1. Questo significa che gli effetti che avrebbe sulle reti elettriche o sulle telecomunicazioni sarebbero pressoché inesistenti.
Le probabilità che non si verifichi nulla sono del 30%, mentre esiste una possibilità del 60% che il blackout si verifichi ma moderato e su scala locale. Il restante 10% di probabilità fa riferimento, invece, a blackout estesi.
Blackout radio e tempeste geomagnetiche non sono la stessa cosa
Bisogna anche tenere a mente che le tempeste elettromagnetiche e i blackout radio sono due fenomeni differenti.
Le tempeste geomagnetiche si verificano quando vi è un’interazione intensa tra il vento solare e il campo magnetico terrestre. Questo fenomeno è spesso causato da esplosioni di massa coronale (CME) o brillamenti solari che emettono grandi quantità di particelle cariche e radiazioni verso la Terra. Queste tempeste sono classificabili in base alla scala G che va da 1 a 5.
I blackout radio, invece, sono causati da eruzioni solari che rilasciano grandi quantità di radiazioni elettromagnetiche, tra cui raggi X e ultravioletti.
Queste radiazioni possono ionizzare gli strati superiori dell’atmosfera terrestre, in particolare la ionosfera, che gioca un ruolo cruciale nella propagazione delle onde radio.
Anche in questo caso sono catalogabili secondo una scala, ovvero la scala R dell’indice NOAA che va da R1 a R5. Per tornare al caso attuale, la probabilità che si verifichi un blackout radio R5 è del 10%.
Parlare del blackout radio come una conseguenza diretta della tempesta geomagnetica è un errore fisico, infatti i due eventi non sono correlati ma provocati da fenomeni differenti.
L’importanza di indagare le fonti delle informazioni
L’allarmismo che questa notizia ha provocato ci ricorda che assumere per vero tutto ciò che sentiamo è sbagliato.
Un piccolo errore nel riportare i dati, che sia accidentale o voluto per aumentare i click su un articolo o il numero telespettatori, può provocare reazioni a catena e allarmismi inutili. Inoltre, a lungo andare, questo gridare “al lupo” potrebbe alterare la percezione del rischio nella popolazione, mettendo le persone in pericolo qualora dovesse presentarsi una minaccia concreta.
Allenare lo spirito critico e andare in profondità delle questioni che i media ci propongono è un buon modo non solo per ampliare il nostro bagaglio di conoscenze, ma anche per non cadere nella trappola del “purché se ne parli”.
Insomma, domani potrebbe come non potrebbe verificarsi una tempesta geomagnetica, ma i dati ci ricordano che non c’è nulla da temere.