Sicurezza, secondo Istat si spara di meno e omicidi mafia in forte diminuzione
Nel 2018, in Italia, sono stati commessi dalle organizzazioni mafiose 19 omicidi volontari, circa 1 ogni 18 omicidi volontari in totale. Lo ha fatto sapere l’Istat nel suo ultimo report relativo alle vittime di omicidio nel 2018. Tra il 1983 e il 2018 sono stati rilevati 6.681 omicidi attribuibili a organizzazioni criminali di tipo mafioso.
Nelle regioni Campania, Sicilia, Calabria e Puglia, territori di radicamento storico di camorra, cosa nostra, ndrangheta e sacra corona unita, si concentra nell’intero periodo il 95,6% degli omicidi mafiosi. Il periodo piu’ cruento, ha spiegato l’istituto di statistica, e’ il quinquennio a cavallo del 1990, in cui la quota di omicidi mafiosi arriva a costituire un terzo dei circa 8mila omicidi avvenuti tra il 1988 e il 1992. Accanto agli omicidi di esponenti della societa’ civile e delle Istituzioni, si registra un picco degli omicidi dovuti alle lotte tra i diversi clan. In tale periodo assume una rilevanza statistica, praticamente assente negli altri periodi, l’omicidio mafioso al di fuori delle regioni di origine delle organizzazioni, con diverse uccisioni legate in particolare alla gestione del mercato degli stupefacenti a Milano, a Torino e, nel Lazio, a Roma e Latina.
Successivamente si osserva un progressivo declino, piu’ rapido del pur forte decremento degli omicidi volontari nel loro complesso, fino a portare nel quinquennio 2013-2017 l’omicidio di mafia a costituire una quota contenuta (9,1%) del totale. L’Istat ha spiegato che sono catalogati come omicidi mafiosi sia quelli che coinvolgono vittime estranee al circuito criminale (obiettivi della mafia, appartenenti alle forze di polizia o alla magistratura, persone uccise per errore, ecc.), sia quelli con vittime collegate alla criminalità’ nel corso di faide per il controllo del territorio o altro.