Chi è Sheikh Hasina, l’ormai ex prima ministra del Bangladesh che era ininterrottamente al governo dal 2009
La notte del colpo di stato, un gruppo di ufficiali dell’esercito uccise entrambi i genitori di Hasina, tre dei suoi fratelli e il personale di servizio. All’epoca Hasina aveva 27 anni e si trovava in Germania con la sorella minore.
Ha sempre sostenuto che quell’evento fu il motore della sua carriera politica: “Hasina ha una qualità molto potente come politica, quella di saper usare il trauma come un’arma a proprio favore”, ha detto Avinash Paliwal, docente di relazioni internazionali dell’Asia meridionale all’Università SOAS di Londra.
Dopo la morte dei suoi genitori, Hasina visse diversi anni in esilio in India mentre una serie di colpi di stato nel suo paese portarono alla presidenza Ziaur Rahman, fondatore del Partito Nazionalista del Bangladesh (BNP).
Ziaur Rahman abolì la laicità dello Stato proclamata dal padre di Hasina e fece della fedeltà all’Islam uno dei principi fondamentali della nuova Costituzione (il Bangladesh è un paese a maggioranza musulmana). Anche Ziaur Rahman fu ucciso durante un colpo di stato nel 1981.
Durante il suo esilio, Hasina si sposò con uno scienziato nucleare bangladese e ebbe due figli. Iniziò a fare politica all’università nei movimenti studenteschi e nelle loro sezioni femminili.
Quando tornò in Bangladesh fu eletta presidente della Lega Awami. Negli anni Ottanta, un periodo di grande instabilità politica e frequenti colpi di stato sostenuti dai militari, Hasina entrò e uscì dal carcere.
Con il ritorno alla legalità costituzionale negli anni Novanta, si sviluppò una feroce rivalità tra Hasina e la nuova leader del BNP, Khaleda Zia. Le due si alternarono al potere, contribuendo a polarizzare la politica del paese.
Hasina, moderata e laica, accusò il BNP di estremismo per le sue alleanze con i partiti islamici. Dal canto suo, il BNP di Zia (moglie di Ziaur Rahman, che prese il potere dopo l’assassinio del padre di Hasina) sostenne sempre che la Lega Awami utilizzava la repressione per mantenere il potere.
Khaleda Zia vinse nel 1991, Hasina nel 1996 e di nuovo Zia nel 2001. Gli anni successivi furono segnati da grande instabilità politica, con numerosi scioperi generali e attentati.
Nel 2007, quando si avvicinava il momento di nuove elezioni, il governo provvisorio sostenuto dai militari ordinò un’irruzione nella casa di Hasina, arrestandola con l’accusa di estorsione. Hasina definì queste accuse una cospirazione per impedirle di candidarsi. Di fronte alla scelta tra lasciare il paese o andare in prigione, optò per la seconda, dichiarando di voler combattere per la democrazia e i diritti del suo popolo.
Dopo undici mesi, Hasina fu rilasciata e nel 2008 venne rieletta prima ministra. Fu confermata nel 2014, nonostante gravi disordini e accuse di brogli elettorali; e di nuovo nel dicembre del 2018, quando i partiti di opposizione boicottarono le elezioni.
In quell’occasione, l’affluenza fu solo del 22 per cento e la maggioranza assoluta dei seggi andò al partito di Hasina, in un contesto di violenze e intimidazioni in cui 19 persone furono uccise e molte ferite o incarcerate arbitrariamente.
Negli ultimi quindici anni, Hasina ha guidato un notevole sviluppo economico del Bangladesh: sono state costruite grandi infrastrutture, come autostrade, ferrovie e porti; la rete elettrica è stata estesa anche nelle zone più remote; l’industria dell’abbigliamento è diventata tra le più competitive al mondo e il reddito pro capite è triplicato negli ultimi dieci anni.
Questo sviluppo ha portato a ulteriori progressi: l’istruzione femminile è stata equiparata a quella maschile, migliorando anche la condizione lavorativa delle donne, e la Banca Mondiale stima che oltre 25 milioni di persone siano uscite dalla povertà negli ultimi vent’anni.
Sul piano internazionale, Hasina ha mantenuto buoni rapporti sia con l’India che con la Cina, nonostante la loro rivalità. Ha coltivato legami storici con la Russia, pur mantenendo relazioni con i leader occidentali, anche dopo la condanna dell’invasione russa dell’Ucraina.
Inoltre, è stata inizialmente lodata per aver accolto i musulmani rohingya in fuga dalle persecuzioni in Myanmar nel 2017, anche se le proposte successive del suo governo sono state ampiamente contestate.
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