Sequestrata a Mondragone per costringerla ad un matrimonio fittizio: tre in manette

Era rimasta sequestrata per settimane in un’abitazione di Mondragone, dove l’avevano segregata i suoi aguzzini che volevano farle sposare un immigrato irregolare del Pakistan così da diventare cittadini comunitario. Questo l’incubo vissuto da D.T. 33 rumena, salvata grazie all’intervento degli uomini dell’ambasciata e le indagini della Digos di Caserta, guidata Vincenzo Vitale.

Sequestrata a Mondragone per un matrimonio fittizio

Ad architettare il ricatto, secondo quanto scoperto dalle indagini coordinate dalla Dda di Napoli ed eseguite dalla Digos di Caserta, sono stati i due coniugi Kashif Hanif 29enne del Pakistan Angelica Cobzaru 33enne cittadina rumena ma residente a Mondragone, finiti in manette con Mohammad Azeem 33enne originario del Pakistan ma anche lui residente a Mondragone con l’accusa di sequestro di persone, furto e maltrattamenti. Secondo le indagini partite ad aprile scorso l’obiettivo ultimo di questa vicenda era quello di far diventare Azeem attraverso un matrimonio fittizio con una cittadina rumena, così da poter circolare liberamente sul territorio della Comunità Europea.

Il contatto su Facebook

Per rendere tutto questo possibile i due coniugi hanno contattato la vittima ancora in Romania attraverso Facebook, promettendole un lavoro in Italia. Spinta dalla volontà di lavorare, con la promessa di ricevere uno stipendio da 800-1000 euro al mese, la vittima si è imbarcata per l’Italia scendendo a Fiumicino dove ha trovato ad accoglierla i coniugi Hanif e Cobzaru. A quel punto dopo una notte passata in un hotel c’è stato il trasferimento a Mondragone, ed è proprio in quel momento che è cominciato il calvario per la vittima a cui è stato proposto con la forza di sposare Mohammad Azeem. Per costringerla al matrimonio la ragazza è stata maltrattata, poi in seguito è stata derubata di quei pochi soldi che aveva. Ridotta allo stremo delle forze la vittima ha pensato di fingere di accettare la proposta di matrimonio fittizio, così si è dovuta recare all’ambasciata rumena a Roma per chiedere un visto per l’unione. Ambasciata in cui possono entrare solo i cittadini rumeni, sfruttando questo cavillo la donna, che era stata accompagnata da Hanif, ha chiesto aiuto al personale presente che ha bloccato l’uomo e fatto partire le indagini che hanno portato all’arresto delle altre due persone.

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