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Scuola e precariato: ben 250mila docenti sono a tempo determinato

Migliaia di docenti precari italiani affrontano il rientro a scuola con incertezza e instabilità, nonostante le promesse del Governo

L’estate sta volgendo al termine e mentre gli studenti italiani si preparano a tornare a scuola, migliaia di docenti precari affrontano un’altra stagione di attesa e incertezza.

È uno schema che si ripete ogni anno: promesse di stabilizzazione, nuove riforme e interventi annunciati con grande enfasi, ma il risultato non cambia. Il sistema scolastico italiano sembra bloccato in un ciclo infinito di precarietà. Ma è il numero dei docenti precari che è impressionante: si stima che siano circa 250mila.

Scuola e precariato: com’è la situazione?

Con l’avvicinarsi di settembre, il dibattito sulla stabilità lavorativa dei docenti si riaccende e con esso si illuminano le lacune ben profonde di un sistema che fatica a trovare equilibrio.

Gli ultimi dati della Corte dei Conti, diffusi da Il Sole 24 Ore, tracciano un quadro preoccupante: le supplenze annuali sono aumentate del 72,2% dal 2017 ad oggi, passando da 135.025 a 232.636. Queste cifre evidenziano un problema strutturale che affligge il nostro sistema educativo e che sembra destinato a peggiorare senza interventi decisi.

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Nonostante il forte calo del numero di studenti, dovuto principalmente alla bassa natalità — quasi 600mila in meno negli ultimi sette anniil numero degli insegnanti è rimasto pressoché invariato. Questo paradosso ha portato a un aumento delle supplenze, mentre la stabilizzazione resta un traguardo distante.

Le riforme attuate finora non hanno dato i risultati sperati, e le nuove procedure di assunzione non riescono a compensare i vuoti lasciati dai pensionamenti.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) si propone di invertire la rotta, promettendo 70mila nuove assunzioni entro il 2026. Un obiettivo fattibile o solo parole? Ebbene, per l’anno in corso, sono previsti 45mila nuovi contratti, una cifra inferiore rispetto ai 64mila posti effettivamente disponibili.

Una cifra lontanissima dalle promesse del Pnrr. E allora perché diventano di ruolo molti meno docenti rispetto a quanti effettivamente ne servono? Questa scelta “strategica” mira a riservare spazio per le future selezioni, ma rischia di lasciare molti posti vacanti all’inizio dell’anno scolastico. Un altro paradosso.

Il recente decreto Sport-Scuola, che ha esteso il termine per le immissioni in ruolo fino al 10 dicembre, potrebbe alleviare temporaneamente la situazione. Ma, questa misura transitoria non elimina l’incertezza che grava sul futuro di molti docenti, costretti a navigare in un mare di contratti a tempo determinato.

Il sindacato Anief, guidato da Marcello Pacifico, lancia l’allarme: a settembre potrebbero esserci fino a 250mila docenti precari. Questo record negativo potrebbe compromettere i lievi miglioramenti ottenuti lo scorso anno scolastico. Secondo Pacifico, l’amministrazione scolastica è ben consapevole delle difficoltà legate alle procedure concorsuali, ma le risposte tardano ad arrivare.

Un altro tema caldo è il ritorno degli “interpelli“, ossia avvisi pubblici che le scuole utilizzano per trovare supplenti disponibili nel giro di poche ore. Un metodo criticato per la sua precarietà e che, secondo Anief, non fa che peggiorare una situazione già critica. “Stiamo vivendo un ennesimo annus horribilis per l’istruzione pubblica italiana”, afferma Pacifico, sottolineando l’urgenza di interventi strutturali per affrontare la crisi.

Giulia De Sanctis

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