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Scarcerazione Pasquale Zagaria, paura e perplessità fra la gente

La scarcerazione di Pasquale Zagaria crea sgomento e la gente tra mille dubbi e domande non nasconde il timore di un ritorno criminale. Allarme anche del Procuratore nazionale De Raho

A Casapesenna, nel Casertano, la notizia della scarcerazione di Pasquale Zagaria è come se avesse fermato le lancette dell’orologio. In un tempo già grave come quella della quarantena per emergenza Covid- 19, l’uscita dal carcere di Zagaria che trascorrerà i prossimi 5mesi a casa della moglie Francesca Linetti e con i figli, è arrivata come una doccia gelida. Di Linetti si ricorda ancora, il compiacimento riportato nelle carte dell’inchiesta Nereide, dinanzi alla capacità dell’allora figlia 14enne di comprendere senza parlare i messaggi di padre e zio. La mamma descriveva la figlia come una ragazzina «sveglia e scaltra, capace di poter affrontare -con la massima accortezza- qualsiasi argomento in occasione dei colloqui che intratteneva con lo zio Zagaria Michele». È stata applicata la legge ma alla gente comune, che per anni è stata vessata e che ha ancora bisogno di tempo per liberarsi della maledizione dei camorristi, è arrivato come il segno del potere. “Ma chi, Pasquale Zagaria?”, “Ma è vero?”, “E se fa come fece Setola, poi come fanno?”, “Per lui c’è garanzia e per le vittime innocenti di camorra, no”, sono le domande che si rincorrono come se agli articoli, il primo quello di Rosaria Capacchione su Fanpage.it, e le agenzie riprese da tutti gli altri, raccontassero uno scenario fantascientifico. Nelle ore immediatamente successive alla scarcerazione, si era addirittura diffusa la voce, ovviamente falsa ed infondata, che potesse tornare a Casapesenna. Una voce, evidentemente frutto della paura. Aveva fatto bene il magistrato Catello Maresca a lanciare l’allarme. Presa di posizione netta pure dal Comitato don Peppe Diana evidenziando la preoccupazione e chiedendo accortezza. Forti perplessità sono arrivate dal Procuratore nazionale Antimafia, Federico Cafiero de Raho che nell’esprimere le sue titubanze non ha usato mezzi termini. “Per i mafiosi – ha detto de Raho andare ai domiciliari è come essere liberi. Rientrati a casa sono in grado di riprendersi quello che lo Stato con grande fatica era riuscito loro a togliere: potere economico, considerazione sociale. Riattiverebbero in un attimo tutti quei traffici criminali che il lavoro delle forze di polizia, della magistratura, aveva interrotto”.

Rischio crisi sociale per paura

Pasquale Zagaria è condannato per camorra ed esponente di spicco del clan dei Casalesi a Casapesenna. Lui, colpevole di aver inquinato l’economia e lo sviluppo di un intero popolo. La sua è una famiglia di camorra e a poco serve fare qualche piccola differenza su chi più e chi meno. Certo, poi è anche il fratello di Michele Zagaria che ha ordinato omicidi, estorto denaro ad imprenditori, rovinato vite ed inquinato l’ambiente con interessi criminali. “Quello che fanno i magistrati e di valutare, caso per caso, e dietro il parere di medici, la compatibilità tra lo stato di salute di un detenuto e le possibilità che le patologie vengano curate al meglio all’interno degli istituti. E, solo laddove ciò non fosse possibile, vengono disposte misure alternative”, ha scritto in una nota il presidente di Antigone, Patrizio Gonnella. Ma proprio non si comprende per quale motivo non si sia trovata una soluzione diversa. I giudici di sorveglianza applicano la legge, specifica Antigone esprimendo solidarietà al giudice De vito che ha firmato per i domiciliari a Pasquale Zagaria perché ammalato di tumore e bisognoso di cure, ma attenzione alla percezione che ne viene di questa applicazione. “Già nei giorni scorsi molti poliziotti penitenziari come il resto dell’opinione pubblica e gran parte della magistratura, soprattutto inquirente, sono trasaliti alla notizia della scarcerazione di detenuti mafiosi (34) alcuni dei quali ritenuti pericolosissimi con la scusa del rischio contagio, ma oggi si è superato ogni limite di comprensione di quanto deciso dal magistrato di sorveglianza di Sassari”. Sottolinea, in una nota, la segreteria nazionale dell’Unione sindacati della Polizia Penitenziaria a commento della scarcerazione di Pasquale Zagaria. C’è qualcosa che non ha funzionato e continua a non funzionare. La scarcerazione di Francesco Bonura per prima, di Zagaria per secondo e degli altri 34, così come direbbero i medici, sono solo dei sintomi e va dunque scoperta la causa. Il rischio di una crisi sociale ed economica ancora più forte è già in campo. Tina Cioffo

redazione

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