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Russia, dei droni ucraini hanno distrutto parte dell’arsenale bellico: cos’è andato perduto?

L’ultimo attacco di Kiev ha causato un effetto tale da attivare i sismografi della zona come se si fosse verificato un terremoto

L’ultima azione militare dell’Ucraina contro la Russia rappresenta un punto di svolta nella guerra. L’offensiva, condotta con l’uso di oltre 100 droni, ha colpito uno dei principali depositi di munizioni e missili del Ministero della Difesa russo, situato nella regione di Tver, a quasi 500 chilometri da Kiev. Il risultato è stato devastante: il deposito è stato distrutto, con un effetto tale da attivare i sismografi della zona come se si fosse verificato un sisma.

Un colpo devastante per Mosca

L’attacco ha coinvolto un’area estesa oltre 6 chilometri e ha obbligato numerosi civili a evacuare le proprie abitazioni. Questo assalto potrebbe alterare le strategie della Russia, costretta a riorganizzare la propria logistica militare in seguito alla distruzione di una quantità significativa di armi e munizioni.

Secondo Andriy Kovalenko, responsabile del Centro per il contrasto alla disinformazione di Kiev, il deposito conteneva una vasta gamma di armamenti tra cui missili S-300 e S-400, sistemi Grad, missili Iskander e persino i temuti Kn24 di fabbricazione nordcoreana. L’attacco ha colpito uno degli arsenali di maggiore rilevanza per la Russia, costruito nel 2018 come struttura di massima sicurezza.

Questo non è il primo attacco condotto dall’Ucraina in questa zona: un altro deposito era stato colpito nei mesi precedenti, ma l’offensiva recente ha avuto una portata ben più vasta e devastante. I media ucraini attribuiscono il successo ai servizi di sicurezza di Kiev, all’intelligence della Difesa e alle forze speciali, che hanno pianificato meticolosamente l’operazione.

Putin | EPA/ATHIT PERAWONGMETHA / POOL – Ireporters.it

L’impatto sui russi e il dibattito interno

L’attacco ha suscitato reazioni immediate tra i blogger militari russi, una comunità di esperti che spesso fornisce aggiornamenti non filtrati sul conflitto. Anastasia Kashevarova, una delle voci più note, ha sottolineato l’entità dei danni inflitti all’esercito russo, criticando la gestione delle risorse da parte del governo di Mosca. “Dopo tre anni di operazione speciale siamo ancora a questo livello di idiozia”, ha scritto Kashevarova, evidenziando le gravi lacune nella difesa russa contro gli attacchi a lungo raggio.

Questo episodio mette in luce le difficoltà della Russia nel proteggere infrastrutture critiche, nonostante l’apparato bellico che, secondo stime di Forbes, consente al paese di produrre ogni mese un numero consistente di missili balistici e a lungo raggio, oltre che droni. Tuttavia, l’incapacità di impedire un attacco così massiccio solleva interrogativi sullo stato delle difese antiaeree russe e sulla capacità di Mosca di rispondere adeguatamente alle avanzate tecnologiche dell’Ucraina.

Droni o missili: quale arma ha colpito?

Uno dei punti centrali del dibattito successivo all’attacco è la natura delle armi utilizzate da Kiev. L’ipotesi prevalente è che l’attacco sia stato condotto con droni, ma non si esclude che siano stati impiegati missili a lungo raggio, come gli Atacms americani o gli Storm Shadow forniti da Regno Unito e Francia. Questa possibilità apre una discussione più ampia sulle richieste avanzate da Kiev di ottenere ulteriori armamenti a lunga gittata dai paesi occidentali.

Nel corso delle ultime settimane, l’Ucraina ha intensificato il pressing per ottenere il via libera all’uso di questi missili contro obiettivi strategici russi, come basi militari e depositi di armi. L’efficacia dimostrata in questo recente attacco potrebbe rafforzare la posizione ucraina, aumentando la pressione sull’Occidente affinché continui a fornire armamenti di ultima generazione.

 

 

Andrea Zoccolan

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