Riscatto del Casertano, per Ardituro la vera scommessa è Castel Volturno

Per il magistrato Antonello Ardituro il vero riscatto della provincia di Caserta deve ripartire dal litorale domizio, opportunità di sviluppo economico dopo le macerie lasciate dalla camorra e da politiche scellerate.

La ripartenza della provincia di Caserta deve passare per Castel Volturno

Per il magistrato Antonello Ardituro, per anni in prima nella lotta al clan dei Casalesi e ai sistemi politico mafiosi che hanno determinato lo scempio del litorale domizio, dopo la stagione della repressione che ha visto una forte azione contro l’ala militare della camorra, se il territorio continua soffrire “è perché sono mancati e mancano gli investimenti, lo sviluppo economico, la crescita sociale, la voglia collettiva di riscatto”.

“Occorre tornare ad indignarsi per la marginalizzazione”

Nel suo scritto che apre “Frammenti di memoria”, il libro che raccoglie la testimonianza dal mondo dell’impegno civile, del sociale, della Chiesa e dell’antimafia, 25 anni dopo l’uccisione di don Peppe Diana, Ardituro sottolinea che “occorre tornare ad indignarsi per la marginalizzazione a cui sempre più sembra destinato il mezzogiorno e in particolare i territori di periferia quali sono considerate le terre della provincia di Caserta”. Per il magistrato bisogna “chiedere con forza un progetto chiaro e determinato di sviluppo” , invocando una fase nuova con nuovi obiettivi e forme di azione collettiva e istituzionali.

Castel Volturno, “carne e sangue che si rispecchia nel blu del mare”

“C’è in particolare un luogo che reclama questo impegno di serietà e responsabilità: è Castel Volturno, ed il suo mondo di persone perbene e di delinquenti, potenti oasi economiche e sociali e fitti drammi esistenziali; si affollano tossicodipendenti e spacciatori, prostitute e sfruttatori, mafiosi neri e camorristi bianchi, istituzioni grigie, fra volontari eroici e vagabondi disperati. Carne e sangue che si rispecchia nel blu del mare che era, poteva essere e non è stato e che non si comprende bene perché non debba tornare ad essere”.

Alessandra Tommasino

 

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