E’ stato condannato l’imprenditore del clan dei Casalesi a disposizione della famiglia Zagaria di Casapesenna. Il processo era a rischio ma il pm Antonello Ardituro lo ha salvato.
di Tina Cioffo
Giuseppe Carandente Tartaglia, imprenditore dei rifiuti è stato condannato dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, in primo grado, per concorso esterno in 416 bis a sette anni di reclusione. È l’imprenditore che ha costruito le discariche con Fibe, le piazzole di ecoballe a Villa l’interno e la discarica di Chiaiano. Giuseppe Carandente Tartaglia, originariamente legato ai capi dei clan Nuvoletta di Marano, Mallardo di Giugliano e, successivamente, anche ai Polverino, era poi diventato socio di fatto di Michele Zagaria e di Pasquale Zagaria. Nato con il movimento terra all’ombra è poi diventato socio del clan dei Casalesi. È stato il pm Antonello Ardituro, che aveva seguito l’inchiesta una decina di anni fa, a rappresentare l’accusa agli interessi dei camorristi nell’emergenza rifiuti. Interessi che hanno causato irrimediabili danni all’ambiente e alla salute delle popolazioni.
I morti per tumore, sono sulle spalle di uomini come Giuseppe Carandente Tartaglia, Pasquale Zagaria e Michele Zagaria di Casapesenna. Ardituro è riuscito a salvare il prezioso materiale probatorio e dunque la testimonianza di Michelangelo Sposito, prima della fine del processo. Nel suo racconto c’era la prova del tentativo di truffa alla Fibe, vendendo a prezzo maggiorato la cava di Chiaiano e c’era pure la prova degli affari della famiglia Zagaria. La conoscenza di Giuseppe Carandente Tartaglia nella gestione illegali dei rifiuti, venne messa a loro servizio, così come le sue imprese e contatti. Tartaglia manteneva rapporti di cointeressenza con altre organizzazioni criminali che lo riconoscevano come soggetto rappresentante nel settore dei rifiuti di Michele e Pasquale Zagaria, consentendo al gruppo camorristico il conseguimento di ingenti profitti ed il rafforzamento del proprio controllo criminale nello strategico settore della gestione dei rifiuti in Campania. Gli Zagaria avevano il compito di intimidire e controllare le proteste civiche, pagare per corrompere politici e funzionari largamente compiacenti. Mentre loro si arricchivano la gente cominciava a morire, l’ambiente a bruciare e la gestione legale dei rifiuti indubbiamente compromessa. La condanna di Carandente Tartaglia , restituisce una parte di giustizia ma il risanamento dalla corruzione e dalla mafiosità, è ancora lontana.
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