Revoca scorta a Ruotolo, ma la camorra è veramente finita?

Dalla revoca della scorta al giornalista Sandro Ruotolo, che incassa la solidarietà di tutti ma anche il benevolo richiamo del sindaco di Casal di Principe, al rischio di sottovalutare la capacità di rigenerarsi del clan dei Casalesi.

“Esprimo tutta la mia solidarietà e spero che si riesca a trovare una soluzione, nel più breve tempo possibile, perché revocare la scorta ad un giornalista non è certamente un bel segnale da dare ma – dice Renato Natale, sindaco di Casal di Principe– devo anche aggiungere, rivolgendomi all’amico Sandro che pensare e dire di non voler più tornare in questo territorio perché ha paura, è un errore”. “Saremo noi la sua scorta così come abbiamo sempre fatto gli uni con gli altri”, ha detto ancora Natale, per il quale il clan dei Casalesi aveva emesso sentenza di morte già negli anni ’90.

Non è solo una questione di Ruotolo

Chi e perché ha deciso che Sandro Ruotolo non meritasse più la scorta? Cosa è cambiato nel clan dei Casalesi ed in particolare nel cartello di Michele Zagaria? Sono queste le domande che continuano ad essere poste e che meriterebbero risposte esaurienti, non solo per contribuire a riportare un minimo di serenità allo stesso Ruotolo ma anche per tranquillizzare tutti quei cittadini che ancora continuano a vivere nel Casertano. Perché se è vero che la camorra ha perso gran parte della sua forza militare è vero anche che Michele Zagaria, il capo clan dei Casalesi che il collaboratore di giustizia Nicola Schiavone, figlio di Sandokan, ha definito ‘troppo malavitoso”, non si è affatto pentito delle sue azioni. E’ vero pure che lo stesso ex capoclan, oggi ergastolano, secondo la Dda di Napoli continua a lanciare messaggi anche da dietro le sbarre. Alcuni componenti della famiglia di Zagaria, come il fratello Carmine Zagaria ed il nipote Filippo Calpaldo, dal carcere sono usciti. Potrebbero essersi rinsaviti e aver deciso di cambiare completamente vita ma fino a prova contraria avere qualche dubbio al riguardo è assai ragionevole. I camorristi hanno sempre stretto patti fra loro e con organizzazioni mafiose più o meno vicine. E allora come si fa ad avere la certezza che è tutto a posto e che il problema è risolto?

La camorra è finita?

Nel Casertano, ed in particolare nell’agroaversano, la situazione è certamente cambiata rispetto agli anni di fuoco ma è ancora troppo vicina la stagione di fuoco del 2008 che vide dei camorristi pazzi e drogati, capeggiati da Giuseppe Setola certamente non solo, sparare all’impazzata a chiunque avesse messo in discussione il loro controllo criminale. Se magistrati e forze dell’ordine attente e con spirito di sacrificio non li avessero fermati, chissà per quanto tempo ancora avrebbero continuato. Le azioni della magistratura e forze dell’ordine, accanto alla resistenza della società civile, hanno sì restituito la speranza ma non hanno del tutto sconfitto la camorra dei Casalesi né tantomeno la capacità di questa organizzazione criminale di rigenerarsi. Lo dicono le cronache, le relazioni della Direzione Nazionale antimafia con lo stesso procuratore Federico Cafiero De Raho che ha parlato più volte del rischio di sottovalutare i segnali e della necessità di non abbassare la guardia. Se è stata tolta la scorta a Ruotolo vuol dire che non c’è più pericolo? Vuol dire che il clan dei Casalesi è definitivamente sconfitto? Se è così che si faccia allora davvero festa e i primi a brindare saranno tutti coloro che continuano a fare il loro lavoro, a vario titolo e nei diversi campi, senza più avere alcuna preoccupazione. Ma se non è così, non si sottovaluti il problema, perché Ruotolo non è solo e a chiedere delle risposte sono tanti.

Gli investimenti degli Zagaria

Chi ha deciso che non è più necessaria la scorta per Ruotolo, sta forse pensando di toglierla anche ad altri e probabilmente è solo il preludio di un calo di attenzione, però i soldi della camorra non sono stati trovati e continuano a girare come se nulla fosse. Ripuliti e con investimenti che danno molto meno nell’occhio. Inabissati o poco apparenti. A San Marcellino, per esempio, uno dei tanti paesi dell’agro aversano in provincia di Caserta, la famiglia Zagaria ha deciso di commerciare nel settore dell’abbigliamento. Un investimento che non si può dire una copertura anche perché sarebbe come chiamare San Paolo prima di vedere il serpente. Ma quello che accade in questi territori è sicuramente singolare. Carmine Zagaria e la moglie Tiziana Piccolo, hanno aperto un negozio di vestiti lungo il centralissimo Corso Italia, a qualche centinaia di metri da Trentola Ducenta e ad un paio di chilometri da Casapesenna, paese-fortino che ha nascosto il fratello Michele Zagaria per 16 lunghi anni di latitanza e dove la magistratura ha confiscato il complesso di ville a schiera di via don Salvatore Vitale. Michele Zagaria che fino al 7 dicembre 2011 è stato capo indiscusso del cartello casapesennese del clan dei Casalesi.

Carmine Zagaria è tornato in libertà a marzo del 2017 dopo aver scontato sei anni e mezzo di reclusione, a fronte di una condanna a otto anni per associazione mafiosa, grazie alla detrazione di pena per il buon comportamento. La moglie, Tiziana Piccolo, secondo gli inquirenti «riceveva in tranche periodiche uno stipendio tratto dalle casse del sodalizio criminale facente capo a Zagaria Michele e in particolare, dai componenti dell’organizzazione di volta in volta incaricati di raccogliere nella predetta cassa i proventi, frutto dei delitti commessi dall’associazione». L’inchiesta fu condotta dai sostituti procuratori Alessandro D’Alessio e Maurizio Giordano della Direzione distrettuale Antimafia di Napoli.

Al negozio di abbigliamento hanno ora abbinato anche uno di profumi alla spina. E’ il primo di questa categoria e chissà per quale motivo ricordano entrambi qualcosa che ha a che fare con la cultura francese.

 

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