Regi lagni, dal risanamento dei terreni all’inquinamento del mare

La triste storia dei Regi Lagni, da opera idraulica a causa di inquinamento del litorale domizio. Scarichi illeciti e depositi di rifiuti continuano a caratterizzare il reticolo idrografico che attraversa 99 comuni campani.

Il litorale domitio dei sogni, quello degli anni in cui arrivavano turisti da ogni parte d’Italia e dall’estero e ci si poteva tuffare in acque cristalline, sembra un tempo lontanissimo. Eppure, c’è stato. Era quando la mano dell’uomo non aveva ancora distrutto la bellezza precludendo lo sviluppo economico di un territorio ricco di risorse naturali. Ma di chi è la colpa? Oggi tutte le volte che i lidi ell’area di Castel Volturno vengono dichiarati non balneabili e sui social vengono postate le immagini del mare marrone, il dito viene puntato contro i Regi Lagni, il reticolo di canali che si estende per circa 1.100 chilometri quadrati, ormai tristemente famoso per il pessimo stato di qualità delle acque che arrivano alla costa dopo aver attraversato la regione da est ad ovest, attraversando ben 99 comuni.

Perché sono nati i Regi Lagni?

I Regi Lagni rappresentano una grande opera d’ingegneria idraulica che, per importanza e innovativa concezione, restano ancora oggi una delle più significative testimonianze borboniche in tutto il Regno delle due Sicilie. Erano stati realizzati con il duplice scopo di migliorare l’ambiente insalubre dell’immediato retroterra della città di Napoli e di recuperare a colture terreni paludosi e malarici. Al canale centrale di circa 57 km, affluiscono complessivamente oltre 210 chilometri di canalizzazioni secondarie, che drenano una parte notevole del bacino, consentendo il deflusso fino al mare delle acque meteoriche e di quelle drenate dai terreni. Negli anni 60 ci si lavorava la canapa e ci si faceva il bagno, come ricordano in molti, nostalgici.

La pressione insediativa, industriale ed agricola

Negli anni 70, con un progetto speciale della Cassa del mezzogiorno, si stabilì di trasformarli nel corpo recettore di cinque depuratori. E così oggi i Regi lagni accolgono le acque che escono dai depuratori, nella migliore delle ipotesi dopo aver subito l’abbattimento parziale delle sostanze inquinanti. Nel tempo, come dimostrano anche alcune inchieste giudiziarie, le acque immesse dai depuratori sono risultate perfino più contaminate di quelle in entrata.

Gli scarichi illegali

Un disastro figlio di una pressione insediativa, industriale e agricola, scaturita da pianificazioni sbagliate e poco lungimiranti. E così l’area degli antichi centri rurali, dove ci sono ancora le tracce della centuriazione, è diventata un simbolo del degrado.Il problema è che non ci sono solo gli scarichi autorizzati, che già sono un bel problema, ma ci sono anche quelli illegali. Acque torbide e schiumose, di colore marrone o nauseabonde sono quelle più frequentemente descritte nella ricognizione dei punti di immissione effettuata dall’Arpac lungo diversi comuni dei Regi Lagni, interessati anche dalla presenza di molti allevamenti bufalini che contribuiscono all’inquinamento con una massiccia presenza di nitrati.

I depositi dei rifiuti

Come se non bastasse, ci sono poi depositi illeciti dei rifiuti lungo l’alveo del canale. Se ne contano centinaia, provenienti molto spesso dall’attività industriale in nero. Una storia quella degli sversamenti abusivi che va avanti da anni. Era il 2002 quando nel territorio di Casaluce i vigili del fuoco impiegarono due giorni per spegnere un incendio che interessò cumuli di residui tessili e conciari abbandonati lungo l’argine del canale per una lunghezza di circa un chilometro. Sempre i Regi Lagni nel tempo hanno dovuto accogliere il car fluff (residui di triturazione delle parti interne delle automobili), carcasse di automobili, pneumatici, rifiuti fangosi. Per non parlare di Ferrandelle o lo Uttaro, discariche vicine ai canali che affluiscono ai Regi Lagni. Le conseguenze sono state devastanti.C’è stato anche un momento in cui, alla foce dei Regi lagni le patelle nascevano solo femmine: il mollusco si presentava nell’unico genere presumibilmente a causa dello scarico di sostanze estrogene.

Interventi vecchi e nuovi

Non è andata bene, la tentata risposta ad un peggioramento della situazione con la griglia realizzata per trattenere i rifiuti, ancora oggi sotto sequestro. Non si contano gli interventi finiti per essere inutili, ma la speranza adesso è nell’ultimazione dei progetti di “Risanamento Ambientale e Valorizzazione dei Regi Lagni’’ Fase 1 e 2, finanziati con Por Fesr, per un importo di circa 200 milioni di euro. Un’opera che rappresenta la speranza per gli operatori del settore balneare del litorale, ma anche per molti altri settori dell’economia. Il timore che il denaro pubblico sia speso in mille rivoli, senza conseguenze positive evidenti e in grado di cambiare il corso delle cose, resta tuttavia diffuso. Del resto il passato non ha contribuito a lasciare in eredità la fiducia nelle istituzioni.

Alessandra Tommasino

 

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