Nove germani reali sono stati liberati nel Parco Reale della Reggia di Caserta grazie alla collaborazione intrapresa con il Criuv (Centro di Riferimento regionale per l’Igiene Urbana Veterinaria), e il Cras (Centro di Recupero Animali Selvatici) della Università Federico II. I volatili sono oggetto di sequestro giudiziale, poiché sottratti illegalmente dall’ambiente selvatico campano.
L’Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale (ISPRA), ai fini dei Censimenti Invernali degli Uccelli Acquatici, ha censito come Zona Umida regionale il Parco Reale. I censimenti invernali degli uccelli acquatici International Waterbird Census (IWC), sono coordinati in Italia dall’ISPRA e a livello internazionale da Wetlands International, organizzazione internazionale per l’attuazione della Convenzione di Ramsar per la protezione delle Zone Umide. Nella gestione delle residenze istituzionali e ricreative del Regno delle due Sicilie, i Borbone dedicavano significative risorse all’introduzione di specie faunistiche, sia a fini venatori, sia a scopo ornamentale, con l’investimento di ingenti risorse nella creazione di aree dedicate ad ospitare numerose specie di uccelli e mammiferi. La conoscenza e la coscienza diffusa del concetto di biodiversità e della sua tutela non erano ancora riconosciuti, né appartenevano alla élite culturale del tempo. Spesso, infatti, le specie introdotte a scopo ornamentale erano di origine alloctona, come i fagiano o i pavoni.
L’immissione di Germani reali, seppure rievoca l’usanza borbonica di introdurre specie ornamentali nei Parchi Reali, non contrasta con l’esigenza di tutela della biodiversità, sancita da Convenzioni Internazionali e dalle Leggi dello Stato. E’, infatti, una specie autoctona con un vastissimo areale che comprende l’intera bioregione olartica, comprendente l’intera Europa, inclusa l’Italia e la Campania. In Campania questo volatile è residente, nidificante, migratore e svernante. “La Reggia di Caserta – dice il direttore Tiziana Maffei – prosegue il suo impegno nell’ottica dell’Agenda 2030. Ha attivato anche per questo una fitta serie di relazioni con istituti di rilievo regionale e nazionale a sostegno della biodiversità e di una diversa consapevolezza ambientale”.