Quattro amici che discutono e che giocano a Monopoli, mentre il canto degli uccelli viene accompagnato dal vento tra le foglie. Un’immagine come tante altre eppure molto speciale perchè racconta la storia di chi ha imparato ad andare oltre il disagio psichico. La storia di Francesco e quella dei suoi amici del Monopoli è la storia della Fattoria della Salute, progetto di un terzo settore che lavora dando risposte concrete.
articolo di Tina Cioffo
“Qui, mi sento libero di piangere perché so che nessuno mi giudica. Mi posso sfogare con la certezza di essere ascoltato e di risolvere i pensieri che a volte mi ingombrano la testa. Ho degli amici e mi piace trascorrere qui del tempo con loro”. A parlare è Francesco e lo fa descrivendo la sua esperienza con la Fattoria della Salute negli splendidi spazi della Fattoria Fuori di Zucca ad Aversa nel Parco dell’ex Maddalena. Un progetto esemplare ideato, durante il primo lockdown della pandemia Covid 19, con il desiderio di dar delle risposte alle persone con particolari necessità. Persone che erano come tutte rinchiuse in casa ma che non potevano starci a lungo perché quella clausura forzata avrebbe fatto perdere tutti i passi in avanti compiuti a fatica con terapie e relazioni studiate. La sensibilità di alcuni operatori, educatori e psicologi si è così presto trasformata in un progetto con tanto di partenariato significativo. Una rete sociale che vede la cooperativa Un Fiore per la vita con il Consorzio Nco, Terra Felix, l’Asl, La forza del Silenzio, Un Mondo Blu odv e Omnia Onlus.
Francesco è uno degli utenti che frequentano quotidianamente i laboratori della Fattoria della Salute ad Aversa. “Sono arrivato ad ottobre e credo che non me ne andrò. Ho cominciato a fumare molto presto, indotto dalle cattive compagnie che mi spingevano ad andare sempre più in là e ad un certo punto anche i più forti limiti si sono rotti e ne sono rimasto travolto. Un giorno ho avuto un brutto incidente e dopo tutto quello che ho fumato e ho bevuto non mi sono più ripreso” racconta Francesco. “A scuola mi piaceva studiare matematica ed inglese. La matematica la ricordo ancora e mi piacerebbe ricominciare a studiarla, prima però devo impegnarmi ancora un po’ per stare bene e per convincere i miei genitori a fidarsi. Quando sentirò di farcela, ne parlerò con mio padre”, dice Francesco. I suoi problemi di dipendenze non si sono fermati alla droga e all’alcol ed è ancora in cammino per liberarsi del gioco e da una eccessiva assunzione di caffè.
Il venerdì è la giornata dei giochi da tavolo e oggi, come tutti i venerdì sul tavolino nel grande giardino della Fattoria a pochi passi dagli orti sociali (nati grazie alla collaborazione di alcuni contadini che hanno accettato tra una semina ed un raccolto di verdure biologiche di parlare con ragazzi e ragazze con disturbi dello spettro autistico, con disagi psichiatrici e con patologie non sempre serenamente accolte), si gioca a Monopoli. Attorno al tavolo ci sono Francesco che ad occhio pare essere non solo il più esperto ma anche il più deciso a vincere e difatti non esita a comprare palazzi e fare proposte speculative. C’è Maurizio di 34 anni con una storia familiare difficile. “In questo momento ho bisogno di rilassarmi un po’, mi sono molto stressato in questo ultimo periodo e ho bisogno di rallentare”, dice suscitando una generale silente condivisione a specchio, in chi lo ascolta. Ci sono poi i due Vincenzo. Francesco nel tentativo evidente di essermi di aiuto, al primo più alto e di corporatura più massiccia lo chiama Vincenzone lanciandomi subito uno sguardo per assicurarsi che io abbia capito. Il secondo, decisamente più esile e sfuggente è Vincenzino. I Vincenzo abitano insieme in un gruppo appartamento autogestito grazie ai budget di salute, a San Cipriano D’Aversa in via Po ma tutte le mattine raggiungono la Fattoria della Salute.
Il gioco va avanti e tra una proposta ed una concessione, si resta sorpresi dalla loro capacità di leggersi. Francesco ama gli animali e i bambini. Gliene chiediamo il motivo e sinteticamente dice: “perché quando vogliono bene lo fanno veramente senza tradire”. Come dargli torto? A Vincenzone piace avere tutto sotto controllo e così anche in casa si preoccupa delle cure domestiche. “Se assicuro una cosa la faccio, non mi piace illudere le persone. Non lo sopporterei per me e non lo faccio agli altri”. Un mantra che dovrebbe essere di tutti. Vincenzino non ama parlare di sé, è nel buio della depressione. Sua figlia di 11 anni è affetta da autismo severo e dinanzi ad una delle tante manifestazioni violente, lui non è riuscito a sostenere la realtà. Maurizio è impegnato a ritrovare il suo equilibrio. “Tento di risollevarmi e nonostante tutto – dice- trovo sempre la forza per tentare di rimettermi in piedi”. È il tempo della pausa e gli educatori si assicurano che il vento non porti via punti e conquiste.