Sono in pochi a conoscerla, eppure una sua peculiarità la rende a dir poco interessante: ecco qual è la guerra più breve della storia
Tutti noi, quando pensiamo a guerre e battaglie, siamo portati a immaginare un lungo conflitto terminato dopo diversi giorni, mesi o addirittura anni. Sui libri di storia – la fonte primaria di studio dei conflitti – infatti, troviamo le guerre mondiali e altri conflitti che hanno avuto durate abbastanza lunghe. Non tutti però, sono a conoscenza del fatto che è esistito un conflitto durato davvero poco: solo pochi minuti. Ecco di cosa stiamo parlando.
Prima di scoprire di quale conflitto stiamo parlando, è bene inquadrarne il contesto. Nella seconda metà del XIX secolo, l’Africa fu colonizzata dalle nazioni europee, che occuparono quasi tutto il continente. Nel 1870, gli Stati europei controllavano solo il 10% del territorio africano; nel 1914, questa percentuale era salita a circa il 90%. Solo la Liberia e l’Etiopia mantennero la loro indipendenza (l’Etiopia la perderà temporaneamente a causa dell’occupazione italiana fascista). Tra le potenze europee, Regno Unito e Francia furono i Paesi che acquisirono le aree più vaste, ma anche altre nazioni, come Germania, Belgio, Italia, Portogallo, e Spagna, parteciparono alla divisione del continente africano.
In questo periodo, il Regno Unito aveva esteso la sua sfera di influenza sull’Africa orientale, in particolare su Zanzibar, che sotto il regno di ʿAlī bin Saʿīd era diventato una significativa potenza commerciale nell’oceano Indiano. Alla sua morte, il suo successore, Hamad bin Thuwayni, si era mostrato disposto a mantenere relazioni positive con i britannici. Questi, una volta trasformato lo Stato in un protettorato, avevano due obiettivi principali: abolire la schiavitù e rafforzare l’economia commerciale dell’isola. La nuova politica economica voluta da Gerald Portal, console generale per l’Africa orientale, in particolare per quanto riguardava l’abolizione della schiavitù, fece infuriare i mercanti di Zanzibar, che avevano prosperato con il traffico di esseri umani, fornendo manodopera a basso costo per le piantagioni.
Tuttavia, il regno di Hamad bin Thuwayni durò solo tre anni, e la sua morte avvenne in circostanze misteriose. Anche se la verità non è mai stata accertata, si vocifera che il cugino, il principe Khalid bin Barghash, lo abbia avvelenato per non accettare le nuove condizioni imposte dalla Gran Bretagna. Khalid bin Barghash, sfidando l’autorità coloniale, occupò il palazzo reale e si autoproclamò sultano senza l’approvazione britannica. Irritato, il corpo diplomatico britannico chiese immediatamente la destituzione di Khalid, che però rifiutò. Inoltre, il principe ribelle, pronto a resistere, radunò numerose forze, alcune armate di fucili e cannoni che il corpo diplomatico tedesco aveva donato al defunto sultano. In previsione di un inevitabile conflitto, Khalid mobilitò circa tremila uomini, diversi pezzi di artiglieria e il panfilo reale armato Glasgow, ancorato nel porto.
Da parte sua, il console residente Basil Cave radunò un gruppo di marines britannici e un contingente di uomini fedeli al legittimo governo di Zanzibar, supportati da due navi da guerra, la HMS Philomel e la HMS Thrush, che inviarono truppe per proteggere il consolato da possibili disordini. Cave richiese anche il supporto della HMS Sparrow, che presto arrivò nel porto. Cave sapeva di non poter iniziare le ostilità senza il permesso esplicito del governo britannico, quindi inviò un telegramma urgente al Ministero degli Esteri, mentre dava un ultimatum a Khalid bin Barghash. Khalid rifiutò ripetutamente di arrendersi e, alle 8 del mattino del 27 agosto 1896, rispose a Cave: “Non ammaineremo la nostra bandiera e non crediamo che aprirete il fuoco contro di noi”. Cave, però, aveva appena ricevuto una risposta dal governo britannico, che diceva: “Siete autorizzati ad adottare tutte le misure che riterrete necessarie, e il vostro operato sarà supportato dal governo di Sua Maestà. Tuttavia, non intraprendete azioni di cui non siate certi del successo”. Con questa rassicurazione, Cave rispose a Khalid con fermezza: “Non vogliamo aprire il fuoco, ma se non obbedirete agli ordini, lo faremo certamente”.
E fu proprio il 27 agosto 1896, nel minuscolo arcipelago di Zanzibar, che per trentotto minuti (o forse venticinque o quarantacinque, a seconda delle fonti), questo Stato divenne teatro della guerra anglo-zanzibariana, un conflitto così sbilanciato da essere soprannominato “la guerra più breve della storia”. Ecco come andò la battaglia.
Alle nove del mattino, il contrammiraglio Harry Rawson, a bordo della HMS Saint George, ordinò alle navi HMS Racoon, Thrush e Sparrow di aprire il fuoco contro il palazzo, che presto fu avvolto dalle fiamme. L’unica nave di Khalid, ancorata nel porto, rispose sparando contro la HMS Saint George, ma Rawson riuscì facilmente ad affondare lo yacht Glasgow. Alle nove e quaranta, nonostante la brevità del combattimento, l’esercito di Khalid contava già cinquecento vittime tra morti e feriti, mentre solo un marinaio britannico era gravemente ferito. Con la strada principale bloccata, Khalid bin Barghash non ebbe altra scelta che arrendersi, ma nel caos riuscì a fuggire e a chiedere asilo politico al consolato tedesco.
La Gran Bretagna richiese più volte al governo tedesco l’estradizione di Khalid, ma il 2 ottobre la marina tedesca lo trasferì segretamente a Dar es Salaam, oggi capitale della Tanzania, dove rimase fino a quando fu catturato dai britannici nel 1916, durante la Prima Guerra Mondiale. Khalid fu prima esiliato alle isole Seychelles e poi a Sant’Elena, terminando infine i suoi giorni a Mombasa, sulla costa dell’attuale Kenya, dove morì nel 1927.
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