Protestò contro arrivo migranti ricercato per camorra in Veneto

A giugno aveva manifestato per impedire l’arrivo di 40immigrati che avrebbero trovato ospitalità in un centro di accoglienza in via Kruscev a Villa di Briano. Antonio Puoti, conosciuto con l’alias di Antonio l’albanese è ora ricercato perché coinvolto nell’inchiesta Camorra in Veneto.A giugno dell’anno scorso era stato fra i più agguerriti contestatori nella protesta per impedire l’arrivo dei migranti a Villa di Briano. In quella manifestazione si schierò contro poliziotti e carabinieri, fino a rasentare lo scontro fisico. Da ieri è nell’elenco dei latitanti perché sulla sua testa pesa un ordine di arresto in quanto coinvolto secondo gli inquirenti nell’ inchiesta “Camorra in Veneto“. Si tratta di Antonio Puoti che nel Veneto ci ha abitato solo per qualche anno ma evidentemente sufficienti per essere inserito nell’indagine che ha occupato magistratura e forze dell’ordine per lungo tempo. A Villa di Briano, Puoti è conosciuto con l’alias di ‘Antonio l’albanese’ e dal paese secondo alcune voci, fu costretto ad andare via perché il suo comportamento aveva disturbato un affiliato del clan dei Casalesi. Una sorta di esilio forzato per non incorrere, probabilmente, in una punizione irrimediabile. Per altri invece, il suo viaggio in Veneto era stato dettato da esigenze lavorative trovando ricovero a casa di alcuni familiari.

Contro i migranti a Villa di Briano

Nella protesta di giugno contro l’arrivo dei richiedenti asilo in una ex camiceria che era stata data in affitto ad una cooperativa sociale di Napoli, in via Kruscev, divenne punto di forza per i manifestanti e quando un brianese a bordo di un trattore agricolo tentò di rompere il limite imposto dalle forze dell’ordine per non far allargare le fila dei contestatori, Puoti ebbe un acceso diverbio con i poliziotti. Con alti e bassi, la tensione si mantenne anche all’arrivo di altre donne con bambini richiamati dai conoscenti per fare numero «Se ne devono andare, qui non li vogliamo. Ce ne sono già abbastanza» e poi «alla mafia nigeriana preferiamo la nostra e comunque a Villa di Briano la camorra non ce l’abbiamo», erano le frasi che ripeteva insieme agli altri, inveendo anche contro i giornalisti che stavano seguendo i fatti.

Puoti e l’inchiesta Camorra in Veneto

Puoti, è ritenuto parte di un’organizzazione costituita già alla fine degli anni ’90 che secondo l’indagine ha operato inizialmente nel settore dell’edilizia, dedicandosi particolarmente all’attività usuraria ed all’esecuzione di estorsioni, specializzandosi nel settore delle riscossioni crediti per conto di imprenditori locali, fino alla emissione di fatture per operazioni inesistenti grazie ad una fitta rete di aziende intestate anche a prestanome poi oggetto di bancarotta fraudolenta. Il dialogo con i vertici della camorra era garantito da Raffaele Buonanno, imparentato con esponenti di spicco del clan Bidognetti. Il gruppo mafioso aveva tessuto stretti legami anche con la mafia del Brenta.

Nella stessa operazione coordinata dalla Dda di Venezia coadiuvata dalla guardia di finanza e la polizia di Stato che hanno eseguito il provvedimento cautelare emesso del gip di Venezia e che ha visto 50 persone in arresto (47 in carcere, 3 ai domiciliari), altre 11 raggiunte da obbligo di dimora,coinvolto anche Giuseppe Puoti, ragioniere di professione.

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