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Processo all’ex don Barone, cosa fece Schettino a Maddaloni?

di Tina Cioffo– Il processo che vede alla sbarra l’ex prete Michele Barone si focalizza sulla posizione di un altro imputato, Luigi Schettino che era commissario di polizia a Maddaloni.

Che cosa accadde quel 23 ottobre 2017, quando al Commissariato di Maddaloni si presentò Nicoletta Tramontano, principale accusatrice dell’allora ‘don’ Michele Barone? Quale fu il contenuto dell’incontro? E’ attorno a questi punti interrogativi che si continua a discutere nel corso del processo che vede tra gli impuntati, oltre all’ex prete di Casapesenna Michele Barone, anche Luigi Schettino, commissario di polizia rappresentato dall’avvocato Carlo de Stavola e accusato di non aver raccolto la denuncia degli abusi e di aver fatto pressione affinché ritirasse l’esposto che la ragazza aveva già presentato al commissariato di Chiaiano.

La posizione del commissario di polizia

La storia dell’ex prete casapesennese, della piccola Casetta di Nazareth accusato di maltrattamenti, vessazioni ed abuso sessuale su due donne, è ingarbugliata. I fatti diventarono di pubblico dominio dopo la denuncia di Tramontano, sorella di una ragazzina di 14 anni ritenuta posseduta e perciò esorcizzata da Barone, attualmente in carcere e ridotto allo stato laicale. La posizione di Luigi Schettino ex capo della Digos di Caserta, del commissariato di Maddaloni e del posto operativo di Casapesenna è piena di punti interrogativi. Per l’impianto accusatorio, Schettino non agì in maniera onesta. Sulla base degli elementi di indagine della Procura tra cui c’è anche la relazione del poliziotto Esposito, quando al commissariato di polizia di Maddaloni si presentò la Tramontano, da Schettino le venne fatta in qualche modo pressione per non presentare denuncia rispetto ai maltrattamenti di ‘don’ Barone alla sorellina. Nelle ultime due udienze del processo che si sta celebrando a porte chiuse a Santa Maria Capua Vetere, sono però emersi dei punti di domanda anche attorno alla relazione scritta dal vicecommissario Vito Esposito, ex collaboratore di Schettino a Maddaloni.

Innanzitutto i tempi

Non si comprende ancora, infatti, per quale motivo Esposito fece quella relazione dopo quattro mesi dall’incontro al commissariato di Maddaloni. Venne redatta il 19 febbraio, nello stesso giorno in cui Esposito era stato in Tribunale come teste causa. La data è passata sotto la lente di ingrandimento della difesa di Schettino. Accadde forse qualcosa che lo spinse a scriverla, proprio il 19 febbraio? Il punto di domanda è ancora aperto.

E poi i contenuti

Stando alle telefonate registrate ed intercorse tra Schettino e Esposito, dal 31 gennaio al 19 febbraio, e se ne contano almeno quattro, recuperate dal cellulare di Schettino, Esposito, prima di scrivere la relazione, avrebbe commentato il colloquio che avvenne ad ottobre presso il suo ufficio, al commissariato di Maddaloni, in maniera diversa rispetto a quanto poi avrebbe riportato per iscritto. E se così è, per quale motivo Esposito al telefono avrebbe detto una cosa e per iscritto, nella relazione, ne ha riportata un’altra? Rispetto alla Tramontano, Schettino ha poi sempre sostenuto che fu la ragazza, dopo essere stata invitata a sporgere denuncia, a dire di volerci ripensare. Una versione ripresa anche da Esposito durante la sua deposizione dinanzi al Tribunale.

Il video di un esorcismo

La prossima udienza si terrà l’8 ottobre, per ascoltare altri testi della difesa di Schettino e forse la nebbia attorno a tutta la vicenda che agita coscienze e menti, potrà essere diradata. Da capire c’è anche perché Luigi Schettino venne incaricato di indagare sulle sette sataniche in provincia di Caserta dopo aver assistito il 25 maggio del 2017, presso il Castello di Maddaloni, ad un esorcismo guidato dall’allora prete di Casapesenna, Michele Barone. Quel che avvenne, fu registrato e consegnato in Procura. In quel video che Schettino ed Esposito filmarono insieme, perché insieme stavano lavorando al caso, potrebbe essere trovato uno degli elementi mancanti.

redazione

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