Prima del ritiro di Biden ci fu quello di Lyndon B. Johnson: similitudini e differenze

L’annuncio del presidente Johnson arrivò il 31 marzo 1968, poco dopo la vittoria alle primarie contro il candidato anti-guerra Eugene McCarthy

Per quanto inusuale, la scelta del presidente degli Stati Uniti Joe Biden di rinunciare alla candidatura in vista delle elezioni non è senza precedenti. In passato ci sono stati dei casi analoghi e il più recente risale al 31 marzo 1968, quando Lyndon B. Johnson annunciò a sorpresa che non si sarebbe ricandidato alla presidenza. Lo svelò durante un discorso nel quale, secondo i piani originali, avrebbe dovuto solo descrivere il piano per limitare le operazioni militari degli Stati Uniti in Vietnam.

Il discorso di Johnson

“Con i figli dell’America su campi di battaglia così lontani, con la sfida al futuro dell’America qui in patria, con le nostre speranze e le speranze del mondo in gioco ogni giorno, non credo che non dovrei dedicare un’ora o un giorno del mio tempo a una causa personale o di partito o qualsiasi altro compito diverso da quelli del presidente in carica. Per questo non cercherò e non accetterò la nomination del partito per un altro mandato da presidente”, annunciò Johnson nel corso di una diretta televisiva dallo studio ovale.

Il presidente Johnson annuncia il ritiro dalle elezioni
Il presidente Johnson annuncia il ritiro dalle elezioni | Photo by LBJ Museum & Library – iReporters.it

Il presidente rinunciò alla possibilità di un secondo mandato quando non aveva ancora compiuto sessant’anni. Nel 1973 morì a causa di un infarto improvviso, senza essere riuscito a maturare i requisiti né per il Social Security, ossia la pensione che lui stesso aveva contribuito a rafforzare, né per il Medicare, il servizio sanitario per gli anziani diventato legge grazie ai suoi sforzi.

La pesante eredità di JFK

Johnson prestò giuramento come presidente il 22 novembre 1963, a bordo di un Air Force One parcheggiato nell’ospedale di Dallas. Erano passate solo due ore e otto minuti dall’assassinio di John F. Kennedy, l’uomo che l’aveva scelto come vicepresidente. La sua elezione effettiva avvenne nel 1964, quando riuscì a ottenere molti più voti del senatore repubblicano Barry Goldwater. Difficilmente un simile trionfo elettorale si sarebbe ripetuto nel 1968, soprattutto a causa di un’America sempre più divisa a causa delle posizioni discordanti sulla guerra in Vietnam e delle tensioni razziali.

Nel corso del suo mandato Johnson fece il possibile per introdurre delle importanti riforme sociali, ma questo non gli impedì di arrivare alle primarie del Partito Democratico con una popolarità in costante calo. Vinse a fatica contro il candidato Eugene McCarthy, fortemente contrario al conflitto nel sud-est asiatico. Quel sudato trionfo perse ogni significato il 16 marzo, quando Robert Kennedy, il fratello di JFK, annunciò la propria candidatura alle primarie. Johnson aveva già perso contro di lui nel 1960 ed era molto probabile che lo scenario si ripetesse. Il “rematch” tra i due non avvenne mai, perché il presidente si ritirò pochi giorni dopo, mentre Kennedy fu assassinato il 4 giugno, dopo la vittoria in California.

La decisione di Johnson

Si potrebbe pensare che Johnson decise di farsi da parte a casa della perdita di popolarità o della discesa in campo di avversari difficili da battere, ma in realtà pare che fu la preoccupazione per le proprie condizioni di salute a spingerlo a farsi da parte. “C’è un’idea errata riguardo al fatto che LBJ ha scelto di non candidarsi di nuovo solo per le crescenti controversie e divisioni sulla guerra in Vietnam, che possono essere state una parte, ma la principale preoccupazione era la sua salute”, ha spiegato Mark Updegrove, storico dei presidenti e direttore della LBJ Foundation, nel corso di un’intervista con la CNN.

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