Pride House debutta alle Olimpiadi: di che cosa si tratta?

Nate a Vancouver nel 2010, le Pride House sono spazi progettati per accogliere e proteggere le persone LGBTQIA+ da stereotipi e pregiudizi 

Le Pride House sono luoghi vibranti e festosi, creati per promuovere equità, inclusione e rispetto per la diversità. Alle Olimpiadi di Parigi 2024 debutterà una Pride House, uno spazio temporaneo destinato a far sentire sicure e accolte le persone LGBTQIA+.

Questa Pride House sarà situata fisicamente al Quai d’Orsay, lungo la Senna, e avrà anche una versione digitale accessibile tramite smartphone. Inoltre, ci sarà una Pride House mobile che si sposterà per la città durante tutto il periodo dei Giochi Olimpici e Paralimpici.

Presentata ufficialmente il 17 maggio, in occasione della Giornata internazionale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia, la Pride House sarà allestita con divanetti, sale lettura, un angolo caffè e stand informativi con volantini e gadget. Qui sarà possibile guardare le Olimpiadi e partecipare a incontri ed eventi con atleti e tifosi, sensibilizzando sulle tematiche LGBTQIA+.

La Pride House di Parigi 2024, i tre obiettivi principali

Il progetto parigino, ideato dall’Associazione Fier-Play in collaborazione con il comitato olimpico, persegue tre obiettivi principali: celebrare i Giochi favorendo lo scambio e la condivisione, educare e formare attraverso un approccio comune per tutto il movimento sportivo al fine di promuovere l’inclusione delle persone LGBTQIA+ nello sport, e rendere queste persone più visibili, chiedendo al contempo la depenalizzazione universale dell’omosessualità.

“Ai Giochi Olimpici siamo tutti uguali. Non esiste alcuna discriminazione”, ha dichiarato Thomas Bach, presidente del Comitato Olimpico Internazionale (CIO). “Questo è lo spirito fondamentale delle Olimpiadi e del Villaggio Olimpico, dove atleti provenienti da tutti i 206 Comitati Olimpici Nazionali e dalla Squadra Olimpica Rifugiati del CIO vivono insieme in armonia sotto lo stesso tetto”.

Pride House debutta alle Olimpiadi: di che cosa si tratta?
Pride House debutta alle Olimpiadi: di che cosa si tratta? – @ Alina Oswald – Ireporters.it

 

Il primo passo nella creazione della Pride House parigina è stato il lancio del laboratorio di ricerca. Composto da tre gruppi di lavoro, questo “Lab” mira a proporre soluzioni operative che possano essere facilmente implementate dalle associazioni sportive interessate all’inclusione.

Ogni gruppo di lavoro si è focalizzato su un tema specifico, collaborando con i partner di Pride House e relatori ospiti che hanno condiviso esperienze pratiche.

Il Comitato Organizzatore ha avviato una partnership con la Fondazione Fier, che ha creato un’associazione operativa parallela chiamata Fier-Play, destinata a realizzare uno spazio aperto, riconoscibile e accessibile a chiunque condivida valori comuni di inclusione nello sport e visibilità degli atleti LGBTQIA+.

L’ambassador ufficiale scelta per l’occasione è l’atleta asiatica Amazin LeThi, icona LGBTQIA+ globale, attivista e punto di riferimento mondiale per il suo impegno nella promozione di diversità, equità e inclusione.

“Sono entusiasta di aprire nuove strade come prima atleta asiatica ambasciatrice della Pride House di Parigi 2024,” ha dichiarato LeThi. “Il mio impegno è costante e, collaborando con la Pride House, sosterrò strenuamente l’uguaglianza LGBTQ ai Giochi Olimpici. Come atleta asiatica orgogliosa, visibile e queer, aspiro a ispirare altri atleti asiatici, incoraggiandoli ad abbracciare l’autenticità sia dentro che fuori dal campo di gioco.”

La Pride House di Parigi 2024 continua una tradizione iniziata ai Giochi Olimpici Invernali e Paralimpici di Vancouver del 2010. Sotto la supervisione di Pride House International, una coalizione di gruppi sportivi e per i diritti umani LGBTQIA+, la Pride House è arrivata in Europa nel 2012 per l’Eurocup in Polonia e Ucraina, e poi per le Olimpiadi estive di Londra.

I due anni successivi sono stati cruciali: sempre più atleti semi-professionisti e professionisti hanno fatto coming out nel Regno Unito e negli Stati Uniti. I media hanno iniziato a trattare la questione e, nell’estate del 2013, quando la Russia ha approvato la legge “anti-gay”, il problema dell’omofobia (e, in misura minore, della transfobia) è emerso con forza.

Per Sochi 2014, la richiesta di allestire una Pride House in Russia è stata respinta, ma la rete era già formata e i sostenitori internazionali hanno organizzato Pride House “remote” in solidarietà con la comunità LGBTQIA+ russa, mentre la Federazione sportiva LGBT russa ha ospitato gli Open Games.

Nel 2015, Toronto ha ospitato la Pride House più grande e lunga della storia, offrendo una programmazione gratuita per tutte le due settimane dei Giochi.

Subito dopo, Vancouver ha ospitato una seconda Pride House per la Coppa del Mondo femminile FIFA. Nel 2016, la Pride House è tornata in Brasile per i Giochi Olimpici e Paralimpici di Rio de Janeiro, è apparsa ai Campionati Europei di calcio in Francia ed è stata disponibile per la prima volta alla Coppa del Mondo dei Senzatetto.

Nel 2018 il concept ha poi debuttato in Asia, ai Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali di PyeongChang. È poi toccato alle Olimpiadi di Tokyo: nel corso della storia sono state oltre 20 le Pride House allestite in tutto il mondo in occasione dei principali eventi sportivi internazionali.

In Francia è stata realizzata l’ultima volta in occasione degli Europei di Calcio del 2016, a livello generale invece l’ultima occasione sono stati i Mondiali di calcio femminile FIFA in Australia e Nuova Zelanda del 2023.

Sono 64 i Paesi del mondo dove l’omosessualità è ancora un reato punibile con pena di morte, l’ergastolo o la lapidazione. LeThi aggiunge: “Queste abitazioni queer sfidano visibilmente la narrazione eteronormativa tradizionale, mostrando la diversità e la presenza della comunità arcobaleno”.

Amazin è stata ambasciatrice anche della Pride House di Commonwealth di Birmingham 2022. Lì ha potuto vedere in prima persona l’impatto positivo che queste aree hanno sui cittadini: “I residenti locali che non erano a conoscenza dell’iniziativa, ma hanno imparato la sua storia e l’importanza di sostenere posti simili”.

LeThi ha anche parlato di come l’attività fisica abbia trasformato la sua vita, specialmente nell’abbracciare la sua identità: “Vorrei competere ai Giochi del Sud-Est asiatico a dicembre 2025 e poi alle Olimpiadi di Los Angeles 2028 per inviare un messaggio potente al mondo: essere la prima giocatrice vietnamita apertamente queer a competere in entrambe le gare.

Attraverso i miei successi, spero quindi di ispirare gli individui LGBTIQ+, specialmente quelli asiatici. Voglio dimostrare che la diversità rafforza il mondo sportivo e che, indipendentemente dall’origine o dal gender, si possono avere pari opportunità e diritti”.

Guardando al futuro, la portavoce spera che dopo Parigi le Pride House non finiscano: “L’augurio è che incoraggino nuove generazioni di giocatori a competere senza la paura di essere discriminati, sapendo di avere una comunità di supporto dietro di loro”.

Il movimento continuerà a crescere e proprio per questo sarà essenziale aumentare le partnership con gruppi locali e internazionali, ma soprattutto incrementare fondi e risorse. L’energia e la passione di sportivi e attiviste aiuteranno a dare un volto nuovo alle Olimpiadi che verranno.

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