L’annuncio del premier giapponese è arrivato nel corso di una conferenza stampa. Tra poche settimane sarà deciso il nuovo leader del partito del quale fa parte
È ufficiale: da settembre Fumio Kishida non sarà più il primo ministro del Giappone. L’annuncio, avvenuto nel corso di una conferenza stampa, è arrivato in seguito a vari scandali che hanno fatto calare la popolarità del premier giapponese e del partito che guida dal 2021, il Pld (Partito Liberal Democratico). Kishida ha confermato che non parteciperà alle elezioni interne che determineranno il nuovo leader della forza politica (che si terranno a settembre in una data ancora da stabilire) e che ritiene questa decisione “un primo passo per far capire all’opinione pubblica che il partito è cambiato”. Poiché il Pld controlla entrambe le camere del parlamento, è estremamente probabile che il successore di Kishida diventerà il nuovo primo ministro e guiderà il Giappone fino alle elezioni legislative del 25 ottobre 2025.
L’addio di Kishida non è esattamente un fulmine a ciel sereno: i suoi consensi sono in caduta libera da mesi (a luglio erano al 25%, secondo un sondaggio della NHK) e difficilmente sarebbe riuscito a essere rieletto alla guida del Pld a settembre. Il premier, che ha 67 anni, guida il Giappone dal 2021 e nel corso del tempo è stato coinvolto in alcuni scandali.
Il più recente, nonché il più grave, riguarda dei presunti fondi raccolti in maniera irregolare da alcuni membri di spicco del Partito Liberal Democratico. Lo scandalo ha portato alle dimissioni del segretario di gabinetto Hirokazu Matsuno, di tre ministri e di altre figure importanti, tra cui Hiroshige Seko, il capogruppo del Pld al Senato. Tutti questi politici sono legati alla corrente Seiwakai, vicina alle posizioni dell’ex primo ministro Shinzo Abe, e, secondo le accuse, nel corso degli ultimi cinque anni non avrebbero dichiarato almeno 500 milioni di yen (pari a circa 3,2 milioni di euro) ottenuti durante gli eventi di raccolta fondi del partito, intascandosene una percentuale. Anche se Kishida non è stato coinvolto in modo diretto nello scandalo, i cittadini giapponesi hanno espresso insoddisfazione nei confronti del modo in cui il primo ministro ha gestito la situazione e hanno giudicato insufficienti i provvedimenti adottati.
Anche i legami tra il Partito Liberal Democratico e la Chiesa dell’Unificazione, un influente gruppo religioso visto da molte persone alla stregua di una setta, non hanno aiutato Kishida a mantenere la popolarità ottenuta in passato. Tetsuya Yamagami, il 42enne che ha ucciso l’ex primo ministro Shinzo Abe, ha infatti dichiarato di aver agito perché riteneva l’organizzazione religiosa e i suoi sostenitori politici, tra cui proprio i membri del Pld, responsabili di aver ridotto sul lastrico la sua famiglia.
A far crescere l’insoddisfazione nei confronti di Kishida ci hanno pensato anche i problemi dell’economia giapponese. A febbraio il Paese del Sol Levante è entrato in recessione, perdendo la sua invidiabile posizione di terza economia mondiale. Di conseguenza, il Prodotto interno lordo si è ridotto e da marzo il governo ha iniziato ad aumentare i tassi di interessi per contrastare l’inflazione e la debolezza dello yen, la valuta locale.
Kishida non ha detto nulla sull’identità della persona che auspicherebbe come suo successore e, in generale, all’interno del partito non c’è un super favorito. Tra i membri di spicco del Pld che hanno maggiori probabilità di ottenere la vittoria ci sono il ministro per gli Affari digitali Taro Kono, la ministra degli Esteri Yoko Kamikawa, il segretario generale Toshimitsu Motegi e la ministra alla Sicurezza Economica Sanae Takaichi.
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