Alessandra Tommasino
A Slow Fish gli allarmanti dati sulla presenza delle plastiche in mare. Foce del Volturno peggiore in Italia
179 mila particelle di plastica per ogni chilometro quadrato di mare e quella che resta in superficie rappresenta solo il 3,5% del totale presente in mare. Il resto si trova in profondità. E’ una fotografia allarmante quella presentata a Genova nell’ambito di Slow Fish dal Ministero dell’ambiente e del territorio e della tutela del mare.
E questo soprattutto se si tiene conto che le plastiche entrano nella catena alimentare. “Prima infatti eravamo convinti che i pesci confondessero le microplastiche per plancton, mentre oggi abbiamo la prova provata che le scelgono in modo volontario”, osserva il biologo marino Silvio Greco, coordinatore del comitato scientifico di Slow Fish.
Dalla ricognizione del Ministero dell’ambiente che ha messo insieme i dati delle varie Arpa, è emerso che sulle nostre spiagge ci sono in media 777 rifiuti ogni 100 metri. La plastica (bottiglie, sacchetti, contenitori per alimenti, cassette per il pesce in polistirolo, lenze da pesca in nylon) rappresenta l’80% dei rifiuti spiaggiati. La situazione peggiore si registra nelle aree di foce fluviale e i primato negativo è della foce del Volturno, dove c’è un picco altissimo con più di 4 mila rifiuti ogni 100 metri di spiaggia.
A rendere più critica la condizione del mare italiano, è anche la presenza del ctenoforo, un organismo gelatinoso simile ad una medusa che è arrivato nel nostro Paese attraverso le acque di zavorra dall’oceano Atlantico. Avvistato per la prima volta nel golfo di Trieste, adesso è stato ritrovato anche nel golfo di Napoli.
Non essendoci predatori sufficienti, si riproduce velocemente e mangia pesci come acciughe o sgombri. Nel mar Nero, con la presenza di quest’organismo si è avuto un crollo notevole del pescato. La sorta di medusa rende pesante il carico delle reti dei pescatori e rischia di incidere molto sulle quantità di alcune specie di pesce.
Rispetto all’Adriatico, la presenza del predatore Pelagia nel Tirreno può mitigare l’impatto del ctenoforo, che al momento, assieme al fenomeno delle microplastiche, tiene in allerta il mondo scientifico.
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