Due ore dopo l’esplosione, nel caos dei soccorsi e dello sgomento, qualcuno, ancora anonimo, ordinò ai pompieri di ripulire il luogo dell’attentato con le autopompe, rendendo impossibile individuare impronte, oggetti o reperti utili alle indagini.
Contemporaneamente, qualcun altro fece sparire dall’ospedale tutti i reperti prelevati dai corpi dei morti e dei feriti, che sarebbero stati utili a ricostruire l’origine dell’ordigno.
Le prime condanne arrivarono nel 1979, ma la figura chiave del processo, il terrorista Ermanno Buzzi, fu ucciso in carcere da altri due detenuti di estrema destra, Pierluigi Concutelli e Mario Tuti, alla vigilia del processo di appello.
La sua morte portò all’assoluzione di tutti gli altri imputati nel 1981, annullata dalla Corte di Cassazione nel 1983 e poi riconfermata nel 1985.
Un altro filone di indagini coinvolse Ordine Nuovo, a seguito di testimonianze che indicarono la presenza di Cesare Ferri, membro dell’organizzazione, nei pressi di Piazza della Loggia il 28 maggio 1974. Anche in questo caso, la mancanza di prove oltre alle testimonianze portò all’assoluzione di tutti gli imputati.
I processi e le indagini restarono così in panne fino al 2010, quando furono condotti alla sbarra Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, Maurizio Tramonte, Pino Rauti, Francesco Delfino e Giovanni Maifredi.
Infine Rauti, Zorzi, Delfino e Maifredi sono stati assolti con formula dubitativa, ovvero con insufficienza di prove nel 2012, mentre Maggi e Tramonte sono stati condannati all’ergastolo il 22 luglio 2015.