Pedofilia, al summit in Vaticano le testimonianze delle vittime

La pedofilia è un cancro da estirpare. La chiesa va risanata perché gli abusi sessuali che si sono consumati sulle piccole vittime raccontano una vergognosa pagina che non ha niente a che vedere con la religione, l’accoglienza e la pietà.

Voi siete i medici dell’anima e tuttavia, salvo rare eccezioni, vi siete trasformati – in alcuni casi – in assassini dell’anima, in assassini della fede. Quale terribile contraddizione“. Le testimonianze delle vittime di abusi sessuali da parte di sacerdoti e religiosi sono drammatiche. L’abusato ne resta segnato per tutta la vita, porta addosso i segni di una sofferenza che può essere mascherata e ben nascosta sotto una maschera sociale che non deve vedere perché la vittima non si fida più di nessuno.

La vergogna ed il senso di colpa che pervadono la persona fin dal primo momento, difficilmente vengono superati specie se la vittima non è aiutata a far emergere quanto ha vissuto elaborandolo e superandolo.

“L‘abuso sessuale lascia conseguenze tremende a tutti e conseguenze sono evidenti, sotto tutti gli aspetti, rimangono per tutta la vita“, dice un cileno. Nel summit voluto in Vaticano da Papa Francesco, le testimonianze prese in esame e dolorosamente analizzate parlano di una Chiesa necessariamente da risanare. Di risanamento c’è bisogno però, ovunque.

In Cile

“Il perdono falso, il perdono forzato non funziona. Le vittime – racconta una vittima- hanno bisogno che si creda loro, che le si rispettino, che ci si prenda cura di loro e si guariscano. Bisogna far guarire le vittime, esser loro vicini, bisogna credere loro e accompagnarle”. “Non serve estirpare il tumore e basta”, afferma una vittima cilena, che chiede “aiutiate a ristabilire la fiducia nella Chiesa” e che coloro “che vogliono continuare a coprire, se ne vadano dalla Chiesa”.

In Africa

Un’altra testimone, un’africana, spiega che “dall’età di 15 anni ho avuto relazioni sessuali con un prete. Questo è durato 13 anni. Sono stata incinta tre volte e mi ha fatto abortire tre volte, molto semplicemente perché egli non voleva usare profilattici o metodi contraccettivi. All’inizio mi fidavo così tanto di lui che non sapevo potesse abusare di me. Avevo paura di lui e ogni volta che mi rifiutavo di avere rapporti sessuali con lui, mi picchiava”. “Sento di avere una vita distrutta”, aggiunge.

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