Pasquale Pagano e Paolo Coviello, due vittime innocenti che la camorra uccise il 26 febbraio del 1992. I familiari aspettano ancora il loro riconoscimento da parte dello Stato. Il Ministero dell’Interno ha bocciato la loro istanza trincerandosi dietro cavilli e mostrando la faccia cattiva. Oggi, la figlia di Pasquale Pagano, Rossana ricorda il padre ed il suo dolore non può lasciare indifferenti.
“Sono passati 27 anni da quelľ omicidio, dove sei morto per errore, una morte che non potrò mai accettare, ero solo una bambina. Dopo 27 anni lo Stato ti sta ancora giudicando se puoi essere riconosciuto vittima innocente oppure no, noi non abbiamo bisogno di nessuno perché quello che ci hanno tolto, nessuno ce lo può restituire, abbiamo passato dell’impossibile”. Comincia così il ricordo di Rossana Pagano, figlia di Pasquale che il 26 febbraio del 1992 fu ucciso per uno scambio di persona mentre viaggiava a bordo di una Clio nero in compagnia di Paolo Coviello. Ieri a Caserta, il sottosegretario all’Interno, Luigi Gaetti ha assicurato dei miglioramenti alle norme che prevedono il riconoscimento delle vittime innocenti. Una rassicurazione che rappresenta uno spiraglio ma che se delusa, sarebbe troppo.
“Oggi sento e devo ricordarti che sei stato un papà speciale, il mio papà. Le chiacchiere inutili, le prese in giro non mi sono mai piaciute ma nonostante tutto andiamo avanti a testa alta perché non è il riconoscimento di vittime innocenti che ti fa onore ma quello che tu ci hai insegnato, il tuo vissuto, l’uomo che eri…ti amo papà”, scrive Rossana, una figlia ferita e che lo Stato non ha mai preso in carico, nè prima nè dopo e nemmeno ora. Quel giorno, insieme al padre, doveva esserci anche lei così come faceva di solito, approfittando di tutto il tempo possibile per stare con l’amato genitore. Quell’omicidio le rubò tutti i sogni anche quello comune ad ogni ragazza della sua età. La sorella Romilda aveva sei anni. Due bambine che furono private dell’amore, dell’educazione del loro papà: due bambine che sono state segnate per sempre.
La giovane madre è dovuta essere forte, sospendere il suo dolore e calarsi in una nuova esistenza provando ad alleviare l’enorme stress subito dalle figlie che si sono trovate private all’improvviso di ogni cosa.
L’assassinio fu scoperto solo a distanza di 23 anni e solo nel 2015 in seguito alle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia si fece luce su quel duplice omicidio. Due uomini, due padri di famiglia vennero uccisi perché un uomo del commando che aspettava di uccidere un affiliato del clan dei Casalesi, si sbagliò. L’auto sulla quale viaggiavano Pasquale Pagano e Paolo Coviello era dello stesso modello di un killer. Chi doveva dare il segnale accendendo un accendino lo fece troppo in fretta. Questione di secondi e due innocenti morirono.
Paolo lasciò orfani senza alcuna colpa, Giuseppe che studiava Architettura in quel periodo ma che ha poi dovuto abbandonare per sostenere anche dal punto di vista economico la sua mamma e sua sorella Eufrasia che aveva 22 anni ed una vita spezzata. La vedova di Paolo Coviello, morta nel 2004 non ha mai saputo perché e chi gli aveva strappato il marito, lacerandola nelle carni.
Non vi è nessun dubbio sulla natura di quelle morti innocenti e tanto è stato definito anche dalle sentenze passate in giudicato ma per la burocrazia del Ministero dell’Interno e per la cattiva interpretazione delle norme vigenti, non sono stati ancora riconosciuti vittime innocenti di camorra. I cavilli, contano più della vita?
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