Orfani di femminicidio sono orfani di Stato, garantire vita dignitosa. Incontro al Seminario Vescovile di Aversa

Orfani di femminicidio sono orfani di Stato, garantire vita dignitosa.

“Gli orfani di ‘crimini domestici’ sono figli dello Stato e figli di tutti noi cittadini: si tratta di bambini privati improvvisamente della loro mamma, un trauma impossibile da superare. Dal 2000 ad oggi, sono 1628 circa i bambini orfani di femminicidio in Italia”. Lo dice all’Ansa, la criminologa Antonella Formicola nell’intenzione di portare avanti una battaglia che riesca a garantire un futuro sostenibile a chi è rimasto orfano.

Fino ad oggi le Istituzioni sono intervenute anche in maniera incisiva attraverso importanti passi legislativi per arginare il fenomeno, ma ancora non basta, l’emergenza è grave. “Bisognerebbe garantire loro un indennizzo mensile che gli consenta una crescita più serena e dignitosa, almeno fino al diciottesimo anno di età, alleggerendo anche le famiglie affidatarie di tante spese che non sempre sono in grado di sostenere”, continua Formicola, parente di Stefania Formicola, uccisa nel 2016 a Sant’Antimo dal marito Carmine d’Aponte, condannato all’ergastolo nei primi due gradi di giudizio (il 18 febbraio c’è processo in Cassazione).

Campania seconda regione in Italia per femminicidi

“A livello regionale non abbiamo dati ufficiali, ma possiamo dedurli dalla circostanza che la Campania è la seconda regione in Italia per femminicidi (19 solo lo scorso anno), per cui anche come numero di orfani si attesta ai primi posti nazionali. Ciò che è fondamentale – prosegue la Formicola – è la tutela di queste vittime, con ogni forma. I più ‘fortunati’ vengono affidati alla famiglia materna quando vi è una minima possibilità di sostenerli anche economicamente, mentre gli altri finiscono in case famiglia perché purtroppo i parenti non hanno alcuna possibilità di provvedere al loro sostegno”.Quanti sono i bimbi rimasti orfani in seguito ad un femminicidio, e soprattutto che fine fanno, qual è il loro destino? Se ne è discusso oggi al Seminario Vescovile di Aversa.

 

 

 

 

 

Lascia un commento