Ordinava estorsioni durante colloqui con i familiari in carcere

Durante i colloqui continuava a gestire le ‘cose’ del clan di camorra ed il caso potrebbe non essere isolato. Allarme per le videochiamate concesse ai detenuti.

Ordinava le estorsioni e guidava il clan malgrado fosso chiuso in una cella del carcere napoletano di Secondigliano. Lo hanno scoperto i carabinieri di Castello di Cisterna e Marigliano (Napoli). A non aver smesso i panni della camorra, secondo quanto ritenuto dagli inquirenti, è Francesco Palermo, reggente dell’omonima famiglia malavitosa, al quale è stato notificato un provvedimento di arresto insieme con altri tre indagati a vario titolo accusati di estorsione continuata, aggravata dal metodo mafioso. Un caso che potrebbe non essere l’unico. Gli investigatori ed i magistrati sono in allarme anche per i colloqui in videochiamata permessi ai carcerati dall’ex dirigenza del Dap, dopo i disordini negli istituti di pena cominciati il 9 marzo scorso. A sottolineare il rischio è stato più volte il magistrato Catello Maresca, che ha fatto una battaglia contro le scarcerazioni facili di capiclan e manovalanza camorristica anche nel clan dei Casalese.

L’indagine

Gli ordini, Palermo, li impartiva durante i colloqui con i familiari. Le indagini dei militari hanno consentito di fare luce sulle imposizioni che un imprenditore edile di Brusciano ha subìto dall’aprile al giugno 2019. La vittima ha versato parte del “pizzo” richiesto (per complessivi 2mila euro) a fronte di minacce e violenze. Palermo finì in carcere al termine di una inchiesta della DDA
di Napoli sulla faida che ha insanguinato quell’area del Napoletano dal 2017 ad oggi. Gli arresti portarono in carcere Palermo ma anche Tommaso Rega, detto “o’ chirichiell”, reggente dell’omonimo clan.

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