di Tina Cioffo- Omicidio di Dario Scherillo, il Gip del Tribunale di Napoli ha ordinato l’archiviazione accogliendo la richiesta del Pm. La rabbia e la delusione dei familiari per una giustizia che non sarà fatta.
Chi ha ucciso Dario Scherillo? La domanda è destinata a restare aperta e senza risposta, il Gip Giovanna Cervo del Tribunale di Napoli, ieri, 23 aprile, ha sciolto la riserva assunta nell’udienza dello scorso 21 marzo e ha deciso di archiviare la richiesta di altre indagini per capire perché quel ragazzo di soli 26 anni fu ucciso il 6 dicembre del 2004 a Casavatore mentre era in sella al suo scooter, per tornare a casa.
In quell’udienza del 21 marzo, la famiglia di Dario aveva chiesto che venissero ascoltati altri collaboratori giustizia andando oltre i verbali già agli atti. Volevano che si facesse almeno una domanda, almeno un tentativo per comprendere. Un atto di volontà che avrebbe parlato del tentativo di fare giustizia. Ma non è andata così. Secondo il pm Morra che ha ribadito la richiesta l’archiviazione del caso, opponendosi al ricorso dei familiari, “l’interrogatorio è uno strumento di garanzia e di difesa non uno strumento di indagine, quindi inammissibile per capire chi e perché uccise”. Il pubblico ministero e quindi il giudice Cervo, hanno ritenuto inammissibile l’interrogatorio di ulteriori collaboratori di giustizia ( Gennaro Notturno, Giuseppe Misso, Andrea Parolisi e Giovanni Uliano) perché nei verbali resi, in sei mesi, non hanno dato informazioni di rilievo circa l’individuazione dei responsabili.
Probabilmente una domanda avrebbe però, potuto diradare i dubbi che ora invece incombono. Pasquale Riccio già affiliato al clan camorristico Abbinante, in un interrogatorio disse di aver appreso da Rito Calzone, altro affiliato al clan della camorra napoletana Amato-Pagano, che l’omicidio era stato “commesso dagli scissionisti che però avevano sbagliato persona”. Secondo Biagio Esposito la vittima designata sarebbe stato Giuseppe Prezioso, alias a befana’, uomo di fiducia del capoclan Cosimo di Lauro. Uno dei due killer sarebbe stato Paolo Guarracino. Lo avrebbe riferito Guarracino stesso parlandone con Esposito. A parlare dell’omicidio di Dario Scherillo sono anche altri e tutti ad avvalorare lo scambio di persona, l’errore fatale che ha cambiato per sempre il corso delle cose.
“Sulla scorta delle esposte considerazioni, considerato che in questa sede occorre effettuare una prognosi circa la possibilità che il processo abbia un esito favorevole all’accusa e non essendo gli elementi raccolti nel corso delle indagini sufficienti a sostenere l’accusa in giudizio nei confronti degli indagati e non apparendo prospettabili approfondimenti investigativi utili -scrive il giudice- l’omicidio è archiviato”. Suona come paradossale. Certo è il Codice che va in soccorso della richiesta di archiviazione del pm e dell’accoglimento del Gip. Le parole rimbombano e immediatamente parte una connessione mentale al caso di Stefano Cucchi. Cosa sarebbe accaduto se non si fosse cominciato quel processo? Certo non si sarebbe scoperta la verità, nè il pestaggio, il depistaggio ed il marcio che è poi venuto fuori.
“Il dato certo è che la vittima era persona estranea al contesto criminale in cui era maturata e l’originario mandato omicidiario, che aveva quale obiettivo un affiliato, non meglio individuato, al clan Di Lauro, compagine dalla quale gli Amato-Pagano si erano scissi, scatenando la violenta faida di Scampia, che nel dicembre del 2014 era in pieno svolgimento”, ha aggiunto il giudice. Dario Scherillo era ed è vittima innocente ma la garanzia dell’indagine non è abbastanza forte per potergli dare quella pace che meriterebbe.
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