Faceva il postino e aveva 43 anni ma era cugino di un collaboratore di giustizia ed il clan dei Casalesi decise di ucciderlo per impedire al ‘pentito’ di continuare a parlare contro il gruppo criminale svelando complici ed interessi della cosca. Stamattina è stata emessa la sentenza a carico del mandante e dei due esecutori.
Dodici anni per Panaro Nicola e 30 anni per Francesco Schiavone alias ‘Cicciariello’ e Sebastiano Panaro. Sono le pene decise dal giudice Rosamaria De Lellis che stamattina ha letto il dispositivo di sentenza a carico dei tre imputati dell’omicidio di Giuseppe Quadrano. Il pm Vincenzo Ranieri aveva chiesto l’ergastolo per Schiavone e Sebastiano Panaro, mentre per il collaboratore di giustizia Nicola Panaro la richiesta era stata di 13 anni. Ai tre condannati, giudicati con rito abbreviato, è stata applicata anche la pena accessoria dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici oltre che la sospensione della potestà genitoriale.
Giuseppe Quadrano fu ucciso il 7 luglio 1996 e aveva solo 43 anni quando lo uccisero nei pressi del bar Orientale di San Cipriano D’Aversa, con dodici colpi. L’unica colpa della vittima era la sua parentela con il killer del clan dei Casalesi, suo omonimo e omicida di don Giuseppe Diana.
“L’obiettivo era quello di colpire i parenti dei collaboratori di giustizia allo scopo di far ritrattare gli stessi e comunque da monito per gli altri”, aveva spiegato Nicola Panaro. La vittima Quadrano, che di professione era postino presso le Poste di San Cipriano D’Aversa si rifiutò categoricamente e a più riprese, nonostante le violente, in alcuni casi, insistenze degli affiliati al clan
Ancora più illuminanti sono state le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Giuseppe Misso, spiegando che “quando Quadrano Giuseppe iniziò a collaborare con la giustizia fui incaricato da Schiavone Walter di intercedere con il cugino Quadrano Giuseppe affinché lo stesso chiedesse al cugino di ritrattare e non continuare la propria collaborazione con la giustizia.”[…] “il postino ci riferì di non aver intenzione di avere a che fare con il cugino e voleva rimanere fuori dalle nostre questioni”.
I figli della vittima Pasquale e Luigi Quadrano, parti civili nel processo erano poco più che bambini quando uccisero il padre da innocente.
I fatti sono riemersi con le indagini della Dda di Napoli, accelerate dal Procuratore Aggiunto di Napoli, Luigi Frunzio. Alla Direzione distrettuale antimafia nel 2017 era arrivata la richiesta di riapertura indagini, firmata dall’avvocato dei figli della vittima, nonostante le stesse fossero state già archiviate il 28 giugno del 2005.
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