I dati relativi alla temperatura superficiale degli oceani mostrano picchi di calore sempre più frequenti, con un’impennata nell’ultimo anno
Gli oceani del mondo sono in crisi: negli ultimi anni, la temperatura superficiale marina ha raggiunto livelli record. Gli scienziati attribuiscono questo fenomeno in parte al periodico El Niño. Tuttavia, le temperature eccezionalmente alte indicano una tendenza preoccupante.
Il riscaldamento globale causato dalle attività umane sta facendo aumentare ogni anno le temperature medie degli oceani. Anche un minimo aumento della temperatura ha un enorme impatto sulla vita marina, sull’intensità delle tempeste e su molti altri aspetti.
Perché sta aumentando la temperatura degli oceani?
A partire dalla Rivoluzione industriale, oltre due secoli fa, gli esseri umani hanno cominciato a bruciare grandi quantità di combustibili fossili, disboscare ampie aree di foresta e intraprendere molte altre attività che immettono nell’atmosfera terrestre anidride carbonica, un gas che “intrappola” il calore.
Solo l’1% circa di tale calore intrappolato è rimasto nell’atmosfera, ma le ripercussioni sono state enormi, con un riscaldamento dello strato superficiale (ovvero la parte di atmosfera a diretto contatto con la superficie terrestre) di circa 0,6 °C in media negli ultimi due secoli.
Il restante calore imprigionato è stato perlopiù assorbito dai vasti oceani del pianeta: questi dagli anni ’70 hanno inglobato oltre il 90% di tutta l’energia termica in eccesso catturata dalla CO2.
Dato che gli oceani sono molto estesi e che l’acqua richiede molta più energia per riscaldarsi rispetto all’aria, la temperatura delle grandi masse d’acqua della Terra è aumentata in media di poco più di 0,6 °C nell’arco del secolo scorso.
Ma il fenomeno sta accelerando: la velocità di riscaldamento dello strato superiore degli oceani è maggiore del 24% rispetto a qualche decennio fa, e si stima che in futuro tale valore continuerà ad aumentare.
Lo strato superiore degli oceani, ovvero quello che dalla superficie arriva a 700 metri di profondità, ha assorbito la maggior parte del calore in eccesso; tuttavia anche lo strato più profondo, che scende per altre centinaia di metri, subisce gli effetti di questo cambiamento, avendo immagazzinato circa un terzo del calore in eccesso.
Lo strato più superficiale del mare – ovvero i primi 80 metri – è invece quello che si sta riscaldando più velocemente, registrando un aumento medio di 0,11 gradi Celsius circa ogni dieci anni dagli anni ‘70.
Anche le ondate di calore marine, ossia la versione oceanica dei fenomeni di caldo torrido che si verificano sulla superficie terrestre, presentano maggiore frequenza e intensità: il numero di giorni in cui si verificano è aumentato di oltre il 50% nel secolo scorso.
In occasione di tali eventi, le temperature vicino alla superficie dell’acqua possono impennarsi di vari gradi sopra la media.
La maggior parte delle forme di vita marina, dal plancton ai pesci alle balene, vivono nella parte superiore degli oceani, proprio nella zona in cui le temperature stanno salendo più velocemente. Molti di questi organismi marini sono sensibili a variazioni di temperatura anche lievi o di breve durata.
I coralli, ad esempio, sono molto sensibili alla temperatura dell’acqua in cui vivono: un riscaldamento di appena un grado Celsius può rappresentare una condizione di forte stress, causandone lo “sbiancamento”.
In tali condizioni infatti i coralli espellono le alghe simbiotiche che vivono al loro interno e generalmente rappresentano la loro principale forma di energia: a volte riescono a riprendersi dall’evento, mentre certe volte no.
Gli scienziati prevedono che l’aumento delle temperature negli oceani porterà in futuro a un’intensificazione di fenomeni quali uragani e cicloni tropicali, che con maggiore probabilità raggiungeranno categoria 4 o 5 della scala Saffir-Simpson, si manifesteranno con più intensità e violenza e spesso rilasceranno grandi volumi di acqua sotto forma di pioggia. L’acqua calda occupa più spazio di quella fredda; riscaldandosi, quindi, gli oceani si espandono e il loro livello sale.
Tra il 1971 e il 2010 questo innalzamento dei mari causato dal calore ha portato a un aumento del livello degli oceani di circa otto decimi di millimetro ogni anno.
L’espansione termica ha portato alla metà circa dell’innalzamento dei mari osservato finora sul pianeta, quindi più di quanto abbia contribuito fino a oggi lo scioglimento dei ghiacciai di Groenlandia, Antartide e altre zone del mondo.
Ma quelle masse di ghiaccio si stanno sciogliendo velocemente; è per questo probabile che supereranno l’espansione termica nella classifica dei principali fattori che determinano l’innalzamento dei mari.