Nella ex villa del boss di camorra, oggi collaboratore di giustizia, ci sono chiusini identici a quelli che si trovano per strada.
Ci sono dei punti interrogativi sull’ex villa di Antonio Iovine alias ‘o ninno’, oggi collaboratore di giustizia ma fino al 2010 indiscusso capo di una fazione del gruppo camorristico dei Casalesi. Nella villa in via Toti a Villa di Briano e con una seconda uscita su via Pico della Mirandola ci sono dei chiusini in ghisa identici a quelli che si trovano in strada e che tracciano il sistema fognario.
Dubbi di legittimità
Una coincidenza che ha fatto scattare non pochi punti di domanda sulla legittimità della costruzione. Dubbi di possibile occupazione del suolo che avrebbero commesso i vecchi proprietari, ai quali l’immobile è stato confiscato nel 2009 ed ora è gestito da don Giuseppe Sagliano come Centro socio culturale. “So per certo dell’esistenza di quei chiusini e ci sono arrivate voci anche di una passata presenza di pali della pubblica illuminazione ma ad oggi nonostante le richieste di chiarimento che l’ufficio tecnico ha inoltrato all’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati, non abbiamo avuto risposta”, ha detto il sindaco Luigi Della Corte.
Punti di domanda irrisolti
Ovviamente, la strana coincidenza potrebbe avere una spiegazione banale ma intanto i punti di domanda sono irrisolti. Se l’ipotesi della costruzione abusiva dovesse essere confermata, lo spazio a disposizione del Centro di don Sagliano sarebbe notevolmente ridimensionato, visto che il giardino tornerebbe in effetti ad essere una strada cittadina. E’ una casa di 850 metri quadri, di tre piani con un giardino terrazzato che la circonda, visibile da diversi lati a Villa di Briano ma distante solo qualche centinaia di metri da San Cipriano D’Aversa, paese d’origine della famiglia Iovine. L’immobile che per qualche tempo è stato utilizzato dalla Caritas della parrocchia sanciprianese Santa Croce di don Giovanni Schiavone e dalle guardie zoofile, prima dell’ultimo affidamento al sacerdote, era rimasto per diverso tempo del tutto inutilizzato. Più volte infatti, le cronache ne avevano registrato incuria e degrado. Nessuna risposta dall’Anbsc è arrivata anche per una particella di terreno rivendicata dai familiari di Iovine. Un errore di particelle di terreno avrebbe portato al sequestro e poi alla confisca pure una parte del giardino che secondo la madre di Iovine le appartiene perché era già una sua proprietà prima che il figlio decidesse di diventare il capoclan dei Casalesi e killer. Tina Cioffo