Il DECS affronta un doppio problema, sia esistenziale che organizzativo, legato alla progressiva riduzione degli allievi nelle scuole ticinesi. Per rendere la transizione verso una scuola meno affollata il più possibile indolore, il numero dei pensionamenti dei docenti dovrebbe crescere in parallelo con il calo degli studenti, ma ciò non sta accadendo. Come sottolinea Tiziana Zaninelli, molti insegnanti hanno davanti a sé ancora 10-15 anni di carriera. Questo porta al rischio che, in futuro, ci si ritrovi con docenti che insegnano a classi decimate o addirittura inesistenti.
Già dal prossimo anno, per materie come storia, italiano e inglese, il numero di ore di lezione sarà ridotto, e gli insegnanti potrebbero dover coprire queste ore in altri modi, magari spostandosi su più sedi. Le direzioni scolastiche stanno già lavorando su questo aspetto per gestire la situazione.
Le prospettive future non sono incoraggianti. Secondo le attuali proiezioni demografiche, nei prossimi dieci anni potrebbero scomparire decine di sezioni. Il fenomeno è già in atto nelle scuole superiori, dove quest’anno cinque aule rimarranno vuote nei sei licei cantonali. Delle 248 classi presenti a giugno, a settembre ne rimangono 243, evidenziando il calo in atto.
Al Liceo Lugano 1, sei classi sono state soppresse (da 34 a 28), ma il motivo è lo spostamento di molti studenti nella nuova sede di Viganello. Al contrario, il Liceo Lugano 3, inaugurato a gennaio e destinato a trasferirsi ad Agno nel 2030, ha visto un aumento delle sezioni, da 24 a 32 con il nuovo anno scolastico.
Come spiega Francesca Pedrazzini Pesce, caposezione dell’insegnamento medio superiore, le variazioni sono notevoli nel Luganese, ma la diminuzione delle classi riguarda principalmente i licei e non la Commercio di Bellinzona.
Non sempre, però, dietro un banco vuoto si nasconde un problema demografico. In alcuni casi, è legato a assenze prolungate o a studenti che scelgono scuole private, che hanno visto un aumento del 3,2% nel 2022 rispetto al 2020, con alcuni allievi che preferiscono lezioni alternative, come nei boschi.
Inoltre, gli assenti di lunga durata sono aumentati: nel 2022-23, nelle scuole medie ticinesi, erano 352, pari al 2,9% del totale. Questo fenomeno è spesso legato a un crescente “mal di scuola”, accentuato dalla crisi del Covid-19. Secondo Gabriele Barreca, responsabile dell’area psico-educativa di Croce Rossa a Chiasso, il rifiuto scolastico è un sintomo di ansia crescente tra i ragazzi, un segnale di disagio che richiede attenzione. La scuola ticinese sta investendo in formazione docente e educazione emotiva per affrontare questi problemi, ricordando che gli studenti non sono solo numeri o pupazzi, ma persone che hanno bisogno di supporto e comprensione.
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