Nco chiuderà: “Adesso capiamo il senso delle fritture di pesce!”

Il ristorante Nco, realizzato in un bene confiscato alla camorra, chiuderà il prossimo 7 gennaio per le difficoltà economiche create dalla mancata elargizione dei fondi destinati ai budget di salute.

Cronaca di una morte annunciata

Nco – Nuova Cucina Organizzata, dal sette gennaio chiude. L’annuncio alla presentazione dell’iniziativa Facciamo un Pacco alla Camorra nelle stanze della Regione Campania, a Napoli. “In diverse circostanze e a più riprese – scrive in una nota la cooperativa sociale Agropoli che gestisce il ristorante- abbiamo evidenziato come, con il decreto della giunta Regionale della Campania N° 282 del 2016, consentisse solo per le prestazioni sociosanitarie erogate dai centri accreditati, le grosse strutture, il beneficio delle anticipazioni economiche, a esclusione delle cooperative che invece gestiscono i budget di salute ed attraverso questo sistema utilizzano beni confiscati alla criminalità in provincia di Caserta. Due pesi e due misure, con risultati pessimi ed ‘allarmanti’. Oggi capiamo il senso delle “fritture di pesce” … e la camorra ringrazia”.

Goffo tentativo di giustificare fatture non pagate

“La nota del comune di Casaluce, capofila dell’ambito territoriale C6, inoltrataci in data
13.12.2019, nel goffo tentativo di giustificare il mancato pagamento delle fatture degli ultimi due anni (2018/2019) a cui si aggiunge il secondo semestre 2012, sempre frutto dell’ennesimo rimpallo Comuni/Regione/ASL, evidenzia un quadro politico ed amministrativo “apocalittico” da cui si evince, in modo inequivocabile, che nessuno degli attori istituzionali coinvolti ha la reale intenzione di risolvere la questione, ma anzi si sta conducendo questo sistema al suicidio”: è duro l’affondo della cooperativa, che accende i riflettori sulle tante volte in cui il problema é stato sollevato.

Strategia per favorire i potentati

“Abbiamo precisato in tutti gli ambiti istituzionali – spiega Agropoli- che con queste modalità operative si sarebbe messa a rischio l’esistenza stessa della cooperazione sociale e la conseguente gestione dei beni confiscati, soprattutto nel casertano. Poiché gli inserimenti lavorativi dei soggetti svantaggiati, previsti dai budget di salute, si svolgono in attività di
imprenditorialità sociale attivati per lo più su beni confiscati alla criminalità organizzata, i
ritardi nei pagamenti delle prestazioni socio/sanitarie sostenuti dai budget di salute, quindi LEA socio/sanitari obbligatori per legge, sono diventati non più “sostenibili”. A questo punto dobbiamo constatare che non si tratta più solo di inefficienza, incapacità, incompetenza e inettitudine tecnico-amministrativa, ma di una sottile strategia per favorire i grossi potentati della sanità e per smantellare, finalmente e per sempre, il riformismo innovativo insito nella sperimentazione del sistema, ormai divenuto modello organizzativo/operativo, delle cure domiciliari”.

“Noi la nostra parte l’abbiamo fatta!”

“Riteniamo sia giunto il momento in cui ognuno deve fare la sua parte – aggiunge ancora Agropoli -noi, la nostra l’abbiamo già fatta con impegno, coraggio ed abnegazione. Ma queste doti, ora, non bastano più. Il balletto del rimpallo delle responsabilità non ha senso, soprattutto perché non fornisce soluzioni, non indica percorsi, ma anzi si cerca solo di scaricare su altri le proprie responsabilità. Non si può consentire di liquidare la questione con un generico richiamo al dovere, “rinnovando il sollecito” ai Comuni morosi e all’Asl e una “blanda richiesta” di chiarimento alla Regione Campania.
Di fronte a questa irresponsabile, caotica e drammatica gestione della prospettiva del
settore, il management della cooperativa non può fare altro che ridimensionare, a
malincuore, le proprie attività imprenditoriali operando l’immediata chiusura, a partire dal
07.01.2020, del ristorante pizzeria sociale “Nuova Cucina Organizzata” ubicata, come tutti sanno, a Casal di Principe, su un bene confiscato alla peggiore delinquenza locale con ilconseguente licenziamento del personale, e procedere, poi, progressivamente, alla chiusura
totale di tutte le altre attività.

L’appello al presidente Mattarella

La cooperativa si rivolge al presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
“Per anni ci hanno etichettato come ‘territorio omertoso e poco coraggioso’, ma tutto quanto sta accadendo testimonia che il coraggio non è affatto mancato e chi, invece, è venuto meno è proprio lo Stato (per nostra natura “odiamo gli indifferenti”). E per non rendere vano questo nostro sacrificio, ci appelliamo al presidente della Repubblica perché chi ha le dovute responsabilità almeno possa pagare”.

Con una frase amara “Ci siete riusciti!”, la cooperativa che da anni include in attività lavorative sui beni confiscati alla camorra soggetti svantaggiati conclude la sua nota.

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