Renato Natale, sindaco di Casal di Principe, ha letto dal palco installato nel piazzale del cimitero, la lettera che gli è stata inviata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Dopo aver scandito le parole, l’ha piegata e messa da parte. Il tono della sua voce è improvvisamente cambiato e rivolgendosi a Mattarella, ha detto: “ Però presidente, come sarebbe stato bello se fosse venuto qui e queste cose ce le avesse dette da vicino, come sarebbe stato bello – ha incalzato – se fosse venuto qui a dare una pacca sulla spalla a questo popolo che ha sofferto così tanto”. Le sue parole sono risuonate forti, così come quelle pronunciate per invitare a Casal di Principe papa Francesco. “Magari venite insieme, fate un solo biglietto”, ha esclamato con l’ironia che lo caratterizza.
Se è vero che erano presenti i più alti esponenti della magistratura, delle forze dell’ordine, della prefettura, è pur vero che è balzata agli occhi di molti l’assenza dei principali rappresentati del governo nazionale e regionale. A lanciare l’allarme è stato per primo il procuratore nazionale Federico Cafiero De Raho, che si è detto “preoccupato”. Sulla stessa scia il presidente della commissione anticamorra Nicola Morra, del quale il sindaco Natale ha detto: “E’ alla sua terza volta qui a Casal di Principe e cerca di sostituire tutti gli altri assenti”.
Assenti il presidente della Camera dei Deputati Roberto Fico e il vicepremier Luigi Di Maio che hanno mandato un proprio contributo scritto, così come il sottosegretario dell’Interno Luigi Gaetti. Assente il governatore della Regione Vincenzo De Luca che, al suo posto, ha inviato l’assessore Marciano. Eppure è proprio dalle istituzioni che hanno ruoli decisionali nelle aule che contano, dove si può intervenire sulla normativa vigente ad esempio, che si attendono i segnali più forti. E’ dalle istituzioni che aspetta risposte Rossana Pagano, figlia di Pasquale, vittima innocente di camorra non ancora riconosciuta.
Rossana si è fatta prendere dallo sconforto quando don Luigi Ciotti, che ha pronunciato parole bellissime di accoglienza e solidarietà, non ha fatto alcun cenno alla condizione dei familiari delle vittime abbandonate dallo Stato. “ La mia dignità a me chi me la ridà?”, ha gridato concedendosi uno sfogo dignitoso e amaro.
La memoria di don Peppe Diana passa necessariamente per il riconoscimento dei diritti dell’esercito di uomini e donne che ancora attendono di diventare visibili agli occhi di una parte dello Stato. Passa per le lacrime di dolore di Rossana, per l’ingiustizia subita da Augusto Di Meo ( “ forse l’unico testimone non riconosciuto in Italia”, ha detto di lui il procuratore De Raho), per il riscatto di un territorio che ha dimostrato di potercela fare anche da solo, ma che ha diritto al sostegno di chi è chiamato per dovere istituzionale, a scorciarsi le maniche e a dare le risposte giuste.
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