Forum Polieco sull’Economia dei rifiuti, Roberto Pennisi, magistrato della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, torna sulle parole del presidente dell’Antimafia, Nicola Morra e rimarca l’ allarme infiltrazioni negli apparati statali deviati.
Roberto Pennisi, magistrato della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, intervenuto al Forum Polieco sull’economia dei rifiuti è tornato sulle parole del presidente della Commissione Antimafia, Nicola Morra che a proposito del caso Tunisia aveva lanciato l’allarme di possibili infiltrazioni criminali rintracciabili nel Ministero dell’Ambiente. “Ben diceva il presidente Morra, affermando che il crimine è nell’apparato statale deviato”, ha detto Pennisi.
“Il caso della Tunisia rimarca l’assoluto disinteresse del Ministero della transizione ecologica che evidentemente si concentra sulle energie alternative e non sui rifiuti. Lasciandoli in archivio, la gestione diventa occupazione solo della criminalità organizzata che prima di chiunque altro è avvisato ed avvertito di quello che avverrà. Sanno per esempio che per avere fondi del Recovery bisognerà disporre di un gran quantitativo di terreni e basta gettare l’occhio su territori per capire cosa sta accadendo”.
“Il caso Tunisia – aveva detto Morra- mostra come la criminalità organizzata non vada ricercata solo nelle periferie e nei posti degradati ma anche nelle Prefetture e al Ministero dell’Ambiente dove ci sono colletti bianchi che non fanno l’interesse delle comunità. Siamo abituati a pensare alle mafie come una parte avversa al sistema ed invece sono parte integrante perché consentono di nascondere la polvere sotto il tappetto e di far arricchire ancora di più quelli che accumulano profitti illeciti. È chiaro che i reati ambientali in questa logica, sono i primi ad essere omissati e addirittura bollati di improcedibilità nel silenzio generale perché i danni che ne derivano non sono immediatamente visibili. Le conseguenze sono più lente ma decisamente più massive”.
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