Nicola Barbato, vittima di un conflitto a fuoco nel 2015, racconta la sua sofferenza per la perdita del collega Pasquale Apicella, appresa nel giorno in cui ha ricevuto l’inaspettata telefonata del carabiniere che per primo lo soccorse e che oggi dopo un agguato, vive, come lui, su una sedia a rotelle.
“Quando un collega resta vittima di un agguato, è come se rivivessi ogni volta quella notte. Attimo per attimo, i movimenti, le sensazioni ed è terribile”. Così Nicola Barbato, sovrintendente di polizia, commenta la morte del giovane collega Pasquale Apicella, rimasto ucciso nella notte fra il 26 e 27 aprile, mentre cercava di bloccare la fuga di alcuni rapinatori che avevano appena tentato un furto.
Il pensiero di Barbato, medaglia d’oro al valor civile, va a quella notte del 24 settembre 2015, quando era impegnato in un’operazione antiracket davanti ad un esercizio commerciale. Barbato porta ancora addosso i segni di quell’aggressione e oggi, dopo mesi di coma e successiva riabilitazione, è costretto a vivere una sedia a rotelle. “Io però sono vivo – dice commosso – e nonostante tutto, posso ritenermi fortunato”.
Ma come ha saputo della morte di Apicella? “Ieri notte, stranamente mi sono svegliato di soprassalto intorno alle 4”, racconta Barbato, “solo dopo qualche ora ho saputo della volante travolta dai rapinatori in fuga e dei fatti avvenuti proprio in quell’ora in cui ero stato colto inspiegabilmente da una strana agitazione. Non so, l’ho vista come un segnale!”.
Il poliziotto non nasconde di aver provato dolore. “Quando ho letto la notizia, mi si è raggelato il sangue – commenta – il pensiero è andato subito a quell’atmosfera, ai rumori prima di essere sparato e ridotto in fin di vita e poi alla sofferenza della mia famiglia e a quella del collega ucciso. Per un attimo, ieri mattina, la mia vita si è fermata e poi ho ripreso a respirare, ho chiamato immediatamente i miei figli, Giovanna e Luigi, che sono entrambi in Polizia. Hanno capito subito che li avevo chiamati perché avevo bisogno di sentire la loro voce e sentirmi rassicurato, conosco bene i rischi del nostro lavoro e la preoccupazione, soprattutto dopo aver vissuto un’esperienza che mi ha segnato per sempre, è naturale”.
E i rischi, purtroppo, non sono pochi. Troppi sono quelli che, per difendere la dignità delle persone e la legalità, finiscono vittime di criminali senza scrupoli.
Nicola Barbato è vivo per miracolo e oggi, animo nobile dal profondo senso delle istituzioni, è diventato un esempio e un punto di riferimento per tanti colleghi, anche per quelli che vivono la sua stessa situazione.“Ieri ho ricevuto una telefonata inaspettata ed emozionante da parte di un carabiniere del Molise che mi ha raccontato di essere stato il primo ad intervenire sul luogo dell’attentato nel quale rimasi ferito. Mi ha chiamato perché, dopo tempo, anche lui è stato ferito in un conflitto a fuoco ed è costretto, come me, a vivere su una sedia a rotelle. Ha voluto condividere la sua storia e chiedermi come si faccia a superare una cosa del genere. La vita è veramente beffarda!”.
Nicola Barbato, con coraggio, va avanti e sente di stringere tutti gli uomini e le donne che sono in strada a lavorare per il bene pubblico. “L’abbraccio più forte però va, in questo momento, ai familiari di Pasquale Apicella, a loro giunga la mia vicinanza, che non è formale, ma di partecipazione consapevole e profonda al loro dolore. La Polizia è una grande famiglia e sono certo che mai i colleghi li lasceranno soli!”.
Oggi, davanti alla Questura di Napoli, le volanti dei carabinieri e della Guardia di finanza hanno voluto rendere omaggio al poliziotto Apicella (videohttps://www.facebook.com/ireporters.it/videos/2695919370476251/ ).
Pasquale Apicella era un agente preparato, amava il suo lavoro e l’altra notte, in nome della legge, non ha esitato ad affrontare il pericolo, andando incontro alla sua morte. Onore a lui!
Alessandra Tommasino
alessandra.tommasino@gmail.com
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