Camorra vigliacca, Morra richiama il ministro Salvini al suo dovere

di Tina Cioffo- A Napoli, una bambina di 4 anni rischia la morte a causa di un colpo vagante. Morra richiama al suo dovere il ministro Salvini ed intanto le vittime innocenti aumentano.

Piuttosto che terrorizzare sui migranti o visitare muri, il titolare del Viminale si occupasse di contrasto alla mafia”. Lo scrive su twitter, il presidente della Commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra, a proposito del grave ferimento di una bambina di 4 anni a Napoli nel corso di un agguato di camorra. Certo è una presa di posizione che non nasconde la distanza politica dal ministro dell’Interno Matteo Salvini ma è anche e prima di tutto megafono del grido di aiuto, di tutte quelle persone che vorrebbero uscire per strada a qualsiasi ora della giornata senza il rischio di restare feriti o uccisi da innocente.

Il bollettino medico

“Ieri sera intervento in sala operatoria di oltre 3 ore per la piccola bambina di 3 anni colpita a Napoli in una sparatoria. La pallottola ha attraversato entrambi i polmoni e ha compromesso anche una vertebra e alcune costole. La situazione resta molto grave per la piccola ora intubata in rianimazione. L’intervento al Santobono di Napoli è riuscito bene, ma la bimba non è fuori pericolo: i chirurghi hanno dovuto rimuovere pezzi di indumenti dai polmoni, per fortuna la pallottola, grande come la sua aorta, non ha toccato il cuore”. E’ il bollettino medico rilasciato stamattina a Barba&Capelli in diretta su Radio CRC Targato Italia dal Direttore dell’Ospedale Santobono di Napoli Anna Maria Minicucci.

Il presidio

Napoli ha bisogno di essere disarmata, di essere liberata dalle camorre e dalla loro violenza. Le camorre secondo la propaganda – scrive in una nota l’associazione Libera Campania, invitando al presidio cittadino per stamattina alle 11 in Piazza Nazionale- sarebbero dovute sparire in un lampo e invece sono ancora in questa città a mettere a rischio la vita delle donne e degli uomini, dei bambini. Promesse non mantenute e vuota retorica. A Napoli non manca solo la sicurezza. Servono altri strumenti strutturali per disarmare questa violenza. Continuano a mancare le risorse per scuola, cultura, lavoro e welfare. Anche qui abbiamo ascoltato in questi anni solo parole, senza mai vedere un atto concreto”.

E nel frattempo si continua ad uccidere

Non si può morire senza colpe e non si può più permettere che l’emergenza venga unicamente proclamata e non affrontata. Sarebbe poi inutile battersi il petto e inaugurare associazioni in memoria delle vittime innocenti, così come è accaduto ieri al Rione Sanità di Napoli, in ricordo di Jenny Cesarano, il ragazzo di 17 anni ucciso da una pallottola vagante il 6 settembre 2015, durante una stesa di camorra. Si spara e si continua ad uccidere a Napoli. Non si spara e si uccide diversamente nel Casertano. Le cronache giudiziarie raccontano di una criminalità più sommersa ma non meno agguerrita e capace di infiltrarsi anche negli uffici prefettizi oltre che nel tessuto economico, inquinandolo e rubando così come ha sempre fatto.

Salvini sordo, cieco e muto dinanzi alle richieste di intervento

E poi succede che i familiari delle vittime innocenti, in un elenco che non finisce mai, aspettano ancora di essere riconosciuti. Al Ministro Salvini, hanno chiesto aiuto a settembre scrivendogli una lunga lettera firmata e sostenuta dal Comitato don Peppe Diana, da Libera coordinamento Caserta, dal sindaco di Casal di Principe, in provincia di Caserta, Renato Natale, dal testimone oculare di don Giuseppe Diana, Augusto di Meo che dopo 25 anni non è ancora stato riconosciuto testimone di giustizia e dal Coordinamento dei familiari delle vittime innocenti. Salvini non ha risposto. Non ha risposto neppure quando altri familiari delle vittime innocenti della camorra del clan dei Casalesi hanno trascorso giornate intere fuori al Viminale, chiedendo di essere ascoltati o almeno incontrati. Salvini, il ministro dell’Interno, non ha risposto neppure quando due donne, Giovanna Pagliuca e Rossana Pagano, gli consegnarono, superando il cordone della sicurezza nella sua ultima visita a Napoli, il dossier che parla di leggi violate dai dirigenti del suo Dicastero e di istanze rigettate senza motivo. Eppure la memoria è importante, perché il ricordo fa riconoscere gli errori e dà una ragione in più per non commetterli di nuovo. E invece accade che a Napoli, una bambina lotti tra la vita e la morte mentre ci si preoccupa se il sottosegretario Armando Siri della Lega, debba o non debba dimettersi.

 

 

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