Migranti morti, torturati, soprattutto nei lager libici. Soprattutto bambini e donne, che viaggiano lungo le rotte del mediterraneo per sfuggire a guerre e fame, ma che trovano lungo il loro cammino pericoli, insidie e sbarramenti. C’è tutto questo nel rapporto ‘Viaggi disperati’ pubblicato dall’Unhcr, dove si mette in evidenza come almeno 6 persone hanno perso la vita nel Mediterraneo ogni giorno.
Allarme migranti morti
La stima è di 2.275 persone che sarebbero morte tentando la traversata del Mediterraneo in tutto il 2018. Questo al netto del calo degli sbarchi in Italia, diminuiti già da luglio 2017, trend che è proseguito anche nei primi tre mesi del 2018, con un calo del 74% rispetto a quello dello scorso anno. I migranti in Italia arrivano soprattutto dalla Libia, ma per loro il viaggio diventa sempre più duro, tanto che si stimi che è salito il numero di decessi passato ad 1 ogni 14 persone, rispetto ad 1 decesso ogni 29 rispetto al 2017. La traversata del Mediterraneo parla di 777 morti nel 2018, dato quadruplicato rispetto al 2017 quando i decessi registrati erano 202. Gli stessi migranti arrivano in condizioni precarie di salute, mostrando segni di debolezza e magrezza.
Il cambio delle rotte
Nel rapporto Unhcr si mette in evidenza come ci sia un cambiamento di tendenza anche nelle rotte scelte da chi viaggia verso l’Europa. La Spagna ha registrato lo scorso anno un aumento del 101% rispetto al 2016, stesso trend rispettato anche nel 2018. In Spagna sbarcano soprattutto marocchini e algerini, ma anche Siriani. In tutto in Spagna sono sbarcati circa 54.800 persone a cui si aggiungono altre 8 mila via terra. Anche la Grecia è una delle rotto dove arrivano più persone, rispetto al 2016, dove la tendenza era in calo, si è registrato un aumento del 33% tra maggio e dicembre del 2018. In Italia nel 2018 sono arrivati circa 23.400 rifugiati e migranti, ovvero un numero di persone cinque volte inferiore rispetto al 2017.
I lagher libici
Nel rapporto si mette in evidenza come circa l’85% di chi parte dalla Libia venga intercettato dalla Guardia costiera e riportato indietro. Qui centinaia di persone vengono incarcerate in condizioni disumane, a rischio malattie e costrette in galera senza acqua né cibo. In questo contesto si genera ulteriore sfruttamento per chi appena libero tenta di nuovo la traversata per sfuggire ai lager libici e paga magari un altro viaggio della speranza, senza sapere se riuscirà a raggiungere l’Europa.