Le donne pescatrici in Kenya stanno lottando per i loro diritti sfruttando l’Internet of Things, scopriamo di cosa si tratta
L’Internet delle cose (IoT) si sta rivelando un’arma potente per le donne che in Kenya sono costrette da anni a subire abusi e sfruttamento lungo le rive del lago Vittoria.
Le donne in queste aree da sempre si trovavano costrette a vendere il proprio corpo per procurarsi del pesce ma questo sfruttamento sessuale pare aver trovare rimedio grazie alla tecnologie e ai nuovi strumenti che le donne hanno a loro disposizione per poter promuovere la loro attività senza intermediari.
L‘Internet delle cose, conosciuto come IoT (acronimo di Internet of Things), è un concetto che si riferisce all’interconnessione di oggetti fisici attraverso Internet.
In poche parole, gli oggetti “intelligenti” (come elettrodomestici, veicoli, dispositivi medici, sensori industriali e molti altri) sono dotati di sensori, software e altre tecnologie che permettono loro di raccogliere e scambiare dati con altri dispositivi e sistemi attraverso la rete. Ecco quindi che grazie alla tecnologia è possibile creare un ecosistema di dispositivi connessi che possono essere controllati e monitorati anche a distanza.
L’internet delle cose sta avendo impatto anche negli allevamenti di pesce, migliorandone efficienza, sostenibilità e produttività grazie all’automazione al monitoraggio in tempo reale. Ad esempio, grazie a dei sensori specifici è possibile monitorare lo stato dell’acqua, l’alimentazione dei pesci, la prevenzione delle malattia e ottimizzare i dati di analisi.
Ma torniamo alle donne in Kenya e scopriamo come stanno sfruttando queste tecnologie per ottenere l’indipendenza economica senza più dover sottostare a violenze e abusi.
Le condizioni delle donne in Kenya sono complesse e caratterizzate da una serie di sfide sociali, economiche e culturali. Nonostante alcuni progressi in termini di diritti e opportunità, molte donne in Kenya continuano ad affrontare discriminazioni e difficoltà significative
Milly, una delle donne proprietarie di alcune gabbie galleggianti in un allevamento ittico monitorato digitalmente, ha ammesso di utilizzare lo smartphone per poter accedere ad informazioni utili sullo stato di salute dei pesci, dimostrandosi del tutto autosufficiente nella gestione dell’allevamento.
Così le donne non devono più sottostare alla volontà dei pescatori che si approfittavano di loro per il commercio del pesce.
Ecco le dichiarazioni di una di loro:
“Abbiamo visto che stiamo per sradicare la povertà perché, quando hai qualcosa a portata di mano, puoi andare oltre. Gli uomini avevano il controllo di tutto, anche a casa. Da quando abbiamo iniziato il progetto, abbiamo imparato tutto. Dopo la raccolta continueremo e terremo i soldi in banca, senza che gli uomini sappiano cosa abbiamo”
Questo dimostra come il progredire della tecnologia possa fare del bene alla società, andando a garantire indipendenza economica e nuove possibilità anche a chi, da sempre, è abituato a non averne e a dover sottostare al volere altrui per poter sopravvivere o guadagnare il necessario per riuscirci.
La speranza è che tutte le donne del mondo possano combattere ad armi pari per la loro indipendenza, e che la tecnologia si presti sempre di più a questo obiettivo, dimostrando come lo sviluppo sia sempre qualcosa di positivo, sia nel contesto tecnologico e scientifico, sia in quello sociale.
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