Scuola

L’intelligenza artificiale entra nelle scuole: ecco come e perché

L’obiettivo è quello di colmare il divario di apprendimento tra gli studenti, soprattutto tra quelli con buoni voti e quelli in difficoltà, con un’attenzione particolare ai ragazzi di origine straniera

A scuola è arrivata l’intelligenza artificiale. Ad annunciarlo è stato il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara. L’obiettivo è quello di colmare il gap di apprendimento tra gli studenti, soprattutto tra quelli con buoni voti e quelli in difficoltà, con un’attenzione ai ragazzi di origine straniera. Si tratta, a dire il vero, di una sperimentazione che durerà due anni e prevede l’utilizzo di un software installabile su Google Workspace, inizialmente focalizzato sulle materie STEM (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica) e sulle lingue straniere. Per la scelta definitiva delle classi è questione di giorni. I direttori degli Uffici Scolastici delle regioni coinvolte le stanno scegliendo, poi bisognerà avere il benestare di dirigenti scolastici e professori, oltre che degli alunni per ragioni di privacy.

Aula scolastica | pixabay @WOKANDAPIX

Ma dove potrà intervenire, per risultare utile, l’intelligenza artificiale? Sotto forma di assistente virtuale, sarà in grado di individuare le difficoltà di apprendimento dei singoli studenti e di segnalarle sia al docente sia all’alunno stesso. A quel punto, il docente, adeguatamente formato, potrà intervenire in modo mirato per aiutare lo studente a superare le difficoltà.

Il modello

È un progetto che si ispira a uno studio del 1984 di Benjamin S. Bloom, che dimostrò come i risultati scolastici degli studenti migliorassero in modo significativo in presenza di un supporto individuale costante. “Al momento non ci sono evidenze dirette con assistenti basati su Ia. Per questo la sperimentazione serve a chiarire se funziona, ma anche con quali limiti”, ha spiegato Paolo Branchini, consigliere del ministro Valditara al Quotidiano Nazionale.

E ancora: “Deve essere chiaro che questo progetto ha il professore al centro. L’Ia non è sostitutiva, farà da supporto e aiuterà a tracciare percorsi di apprendimento. L’esempio che mi viene è quello delle equazioni di secondo grado. Il ragazzo ha capito come funziona ma ha lacune sulla somma delle frazioni. Il sistema identifica la lacuna, la segnala al ragazzo e al prof, poi propone all’allievo come colmarla. Si tratta di assistenti, non sono docenti. E non ne prenderanno certo il posto”.

La sperimentazione

È necessario raggiungere due obiettivi principali: da una parte rilanciare l’ascensore sociale, offrendo a tutti gli studenti, indipendentemente dalla loro condizione di partenza, la possibilità di migliorare il proprio livello di istruzione; dall’altra parte contrastare la dispersione scolastica, soprattutto nella delicata fase della scelta della scuola superiore. Al termine dei due anni di sperimentazione, sarà l’Invalsi a valutare i risultati del progetto. Se i risultati saranno positivi, l’obiettivo è quello di estendere l’utilizzo dell’intelligenza artificiale a tutte le scuole italiane a partire dal 2026.

Scuola | pixabay @WOKANDAPIX

“Le mie energie sono dedicate a far sì che si ritrovi l’entusiasmo a partire dai nostri giovani. Io trovo giovani meravigliosi nelle scuole. Valorizzando i loro talenti e riaccende l’entusiasmo si sconfigge la depressione, la dispersione scolastica”, ha spiegato il ministro Valditara a Tgcom24.

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Redazione iReporters

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