Liceo Garofano di Capua, prove di giornalismo con gli studenti: I negazionisti ai tempi del Coronavirus

Tra didattica a distanza e prove di normalità, comincia così la collaborazione de ireporters.it con il Liceo Garofano di Capua per dar voce alle riflessioni e ai punti di vista degli studenti impegnati nella redazione scolastica coordinata dalla professoressa Anna Migliore che supervisiona i contenuti.

No-mask, complottisti che spesso si mischiano ad antivaccinisti e anti-5G: le proteste e le manifestazioni ormai non si contano. I negazionisti di COVID-19 sono fortunatamente pochi, ma sono in numero tristemente maggiore coloro che, pur riconoscendo l’esistenza della pandemia, ne minimizzano gli effetti o la ritengono conclusa.

“I numeri delle ultime settimane, invece, ci confermano che l’emergenza è tutt’altro che passata.

È vero che una parte della responsabilità si può imputare alla parziale impreparazione delle autorità nel gestire la seconda ondata, ma un comportamento più responsabile da parte di tutti avrebbe sicuramente fatto la differenza. Dopotutto basta poco: utilizzo della mascherina, distanziamento fisico di almeno un metro, igiene frequente delle mani e scaricamento dell’app Immuni. Dei semplici comportamenti che però molti non hanno adottato e continuano a non adottare, contribuendo a rimettere in circolazione il virus. Complice è la divisione delle autorità politiche e sanitarie: dopo la grande unità nazionale nel periodo del lockdown, c’è stata molta confusione nella stagione estiva riguardo alla pandemia. Ci sono poi i soliti opinionisti, che devono dire per forza la loro e che hanno contribuito a confondere ulteriormente molte persone.

C’è un male senza tempo, di cui stiamo imparando negli ultimi anni a conoscere gli effetti devastanti: la disinformazione.

Gli speculatori sulle ‘bufale’ hanno trovato terreno fertile sulla pandemia. Dalla morte di bambini causate dall’utilizzo della mascherina, colpevole di trattenere l’anidride carbonica (serve a poco spiegare che se fosse così moriremmo di asfissia in un batter d’occhio), fino alla totale inesistenza di COVID-19 e all’ormai classica letalità dei vaccini, che stavolta verrebbero usati per ridurre la popolazione mondiale, o anche per iniettare microchip allo scopo di controllare le persone tramite la tecnologia 5G. Tutto ordito da parte di un’élite di potenti aventi come fine ultimo dominare il mondo. Teorie strampalate che fanno rabbrividire, ma che raccolgono sempre più seguaci. Sintomo, quello della disinformazione, di un altro dramma in cui l’Italia colleziona numeri tristemente alti: l’analfabetismo funzionale. Quella condizione per cui si è sì capaci di leggere e scrivere, ma non di comprendere realmente il significato di un testo. Sono proprio gli analfabeti funzionali i più vulnerabili alle bufale, e di questo problema immane lo Stato dovrebbe cominciare a preoccuparsi seriamente.

C’è una cosa, però, che accomuna chi semplicemente non rispetta le regole e chi inneggia contro la “dittatura sanitaria”: il desiderio fortissimo di non avere più paura, di tornare alla normalità. Una normalità che tuttavia non può ritornare, tantomeno negando l’esistenza del problema. Possiamo solo sperare che quest’esperienza drammatica ci faccia capire che per affrontare le grandi sfide del nostro tempo è necessario non solo cambiare radicalmente le nostre priorità e il nostro stile di vita, ma anche ritrovare una grande coscienza collettiva per reagire con resilienza alle avversità. Insomma, c’è un solo modo per sconfiggere la pandemia e le altre grandi “guerre” della modernità: insieme.

Articolo a cura di Riccardo Belgiorno, Liceo Garofano Capua

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