Le indicazioni del Centro culturale don Giuseppe Diana sono fuori legge

di Tina Cioffo- Le indicazioni del Centro culturale don Giuseppe Diana, nell’ex villa di Antonio Iovine, gestito da don Giuseppe Sagliano, sono fuori legge. Il cartello non ha i permessi e l’intitolazione non è gradita alla famiglia del sacerdote vittima della camorra.

Il cartello che indica dove si trova il Centro culturale don Giuseppe Diana è senza autorizzazione. “Nessuno ci ha chiesto il permesso né tanto meno lo abbiamo rilasciato”, ha detto il sindaco Vincenzo Caterino di San Cipriano D’Aversa. Eppure il cartello si trova proprio sotto la scritta ‘Benvenuti a San Cipriano D’Aversa’, al numero della polizia municipale e dei carabinieri, lungo Corso Umberto I, l’arteria principale che attraversa diversi Comuni dell’Aversano. “Probabilmente sarà stato concesso dal comune di Villa di Briano, dove ha effettivamente sede il centro e avranno sbagliato a posizionarlo”, dice Caterino. Il Centro è in effetti, all’interno di un bene confiscato alla camorra e precisamente all’ex capoclan oggi collaboratore di giustizia, Antonio Iovine alias ‘o ninno. La villa, la gestisce, dal 2018, il parroco di Villa di Briano, don Giuseppe Sagliano al quale più volte la famiglia di don Giuseppe Diana ha espresso la sua contrarietà per “quell’intitolazione non gradita”. “Conosco bene il centro di don Sagliano – dice Luigi Della Corte sindaco di Villa di Briano- ma non è stato il nostro ufficio comunale a rilasciare l’autorizzazione”. E allora l’indicazione per il Centro culturale don Giuseppe Diana, è irregolare? Per i due sindaci dei due Comuni confinanti, è fuori legge.

L’intitolazione non gradita alla famiglia di don Giuseppe Diana

L’ex casa di Iovine doveva essere ufficialmente intitolata a don Giuseppe Diana nei giorni immediatamente precedenti alla celebrazione del 25esimo anniversario dell’uccisione del prete di Casal di Principe, assassinato dalla camorra il 19 marzo del 1994, ma in quell’occasione per espresso parere contrario della famiglia Diana si decise di soprassedere. Il nuovo cartello che indica da che parte andare per trovare il Centro, potrebbe allora essere l’annuncio di una quadra ritrovata. Secondo il vescovo di Aversa, monsignor Angelo Spinillo “la questione è chiusa”. “So che si sono incontrati, don Sagliano e la famiglia di don Diana, immagino e spero, dunque, che la situazione sia stata chiarita”, dice Spinillo. “Ci dispiace ma il Vescovo è stato evidentemente, malinformato perché- dicono i familiari di don Diana con don Sagliano non abbiamo avuto alcun incontro chiarificatore, né abbiamo cambiato idea rispetto a quell’intitolazione che crediamo non debba essere fatta”. Dunque l’ex casa Iovine, porta il nome di don Giuseppe Diana senza che la famiglia abbia dato il suo accordo? Per il momento, la situazione è questa.

Il riutilizzo del bene confiscato deve essere rispettato

Sarà stato frutto di una svista ma è evidente che è necessario sistemare ogni cosa, dai permessi all’intitolazione visto che il riutilizzo sociale dei beni confiscati rappresenta il contraltare degli interessi criminali. E’ una casa di 850 metri quadri, di tre piani con un giardino terrazzato che la circonda, visibile da diversi lati in via Toti a Villa di Briano ma distante solo qualche centinaia di metri da San Cipriano D’Aversa, paese d’origine della famiglia Iovine. L’immobile che per qualche tempo è stato utilizzato dalla Caritas della parrocchia sanciprianese San Giuseppe di don Giovanni Schiavone e dalle guardie zoofile, prima dell’ultimo affidamento al sacerdote era rimasto per diverso tempo del tutto inutilizzato. Più volte infatti, le cronache ne avevano registrato incuria e degrado.

 

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