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L’Azzardo che rovina e la testimonianza di un giocatore che ha perso tutto

di Tina Cioffo- Il gioco d’azzardo in cifre tra giocatori e ludopatici. In provincia di Caserta il fenomeno è impressionante. La testimonianza di Mario, nome di fantasia, che al tavolo da gioco ha perso tutto.

Quattrocento mila slot machine, oltre 41mila solo in Campania, una ogni 150 abitanti. Sono alcuni dei numeri impressionanti che girano attorno al mondo del gioco d’azzardo. Ma non basta. Nella sola Asl di Caserta, presso gli ambulatori del Dipartimento Dipendenze, si contano circa 300 persone prese in carico per la ludopatia, oltre i quali ci sarebbero altri 200 soggetti che nell’inferno dell’azzardo ci sono dentro, mani e piedi. Ovviamente senza alcuna differenza di genere. Secondo la rete nazionale Mettiamoci in gioco, che domani 14 giugno sarà a Casal di Principe, “viene punita una scommessa tra amici, mentre risultano legali i circa 108 miliardi di euro di fatturato annuo ricavati da lotterie, slot machines, videolottery, scommesse e giochi d’azzardo”.

Il gioco dei bar e dei Tabacchi

Il gioco d’azzardo è illegale ma le continue deroghe legislative ne hanno fatto un tritacarne diffuso e legalizzato. Ecome San Marcellino, Casal di Principe, Villa di Briano, San Cipriano D’Aversa ma anche Marcianise, Maddaloni ed Aversa, per trovare donne adulte intente a grattare schedine e a scommettere sul sorteggio di qualche numero, nascoste dietro i separé a tutte le ore della giornata, da mattina a sera. Dietro alle slot machine, “gratta e vinci”, lotterie, poker, roulette e altro, si nasconde però l’inferno delle dipendenze: la perdita di dignità e del lavoro. Lo squallore lo avverti tutto quando entri per esempio in una sala Bingo, in una mattina qualsiasi.

La testimonianza di un giocatore d’azzardo che ha perso tutto

“Ho sempre saputo dell’esistenze di bische clandestine, di uomini che nel retro di un Circolo o di un bar, perdono soldi e case. Lo sappiamo tutti fin da bambini, ma non mi ero mai voluto sedere a quel maledetto tavolo verde, come se qualcosa dentro di me mi avvisasse del rischio che avrei corso”. Un giorno invece, nel periodo pre-natalizio, quando la follia dei giocatori d’azzardo non conosce limiti Mario (il nome è di fantasia), in compagnia di alcuni amici viene invitato a sedersi per prendere il posto di un altro. Un giro di mano e il brivido delle carte è presto assaporato. “Tornai a casa che era quasi mattina, avevo vinto molto denaro e la cosa mi esaltava. Una sensazione di potenza -ricorda Mario- che avrei conosciuto ancora per poco”. Le puntate sono alte e se la fortuna ti abbandona lo fa anche l’onore. Entri in un circuito vizioso che si alimenta da solo e che è impossibile frenare. Quanto più perdi tanto più senti l’esigenza di riprovare. “Ti dimentichi della famiglia, della moglie che hai lasciato a casa e dei figli che il giorno dopo ti manca il coraggio di guardare negli occhi. Pensi di poter tornare indietro con una sola partita ma le cose non vanno sempre così”. La bancarotta per Mario un professionista ed un imprenditore edile affermato, è arrivata in solo sei mesi.

La dipendenza che finanzia i camorristi

“Con i soldi che erano ormai finiti -spiega- avrei dovuto fermarmi, confessare e chiedere aiuto, l’orgoglio però me lo ha impedito”. Accecato dalla disperata voglia di vincere ha continuato fino ad indebitarsi e dover svendere le sue proprietà. E qui il secondo errore. Mario non aveva capito che chi gli faceva credito era in realtà colui che alimentava l’intero sistema. Un apparato che porta beneficio solo alla camorra. La camorra, che ha bisogno di finanziarsi e non lo fa solo con lo spaccio della droga o la richiesta del pizzo e la gestione degli appalti truccati.

E poi ci sono le ‘macchinette’

Sotto i tentacoli dell’organizzazione c’è di tutto: dagli investimenti che all’apparenza sembrano puliti al controllo delle salette private, dove a trovare posto sono le infernali macchinette dei videopoker. “Se li guardi – spiega Mario- sembrano degli innocui videogiochi, ma se sai a chi chiedere diventano una trappola. Basta alzare una levetta e la scatola elettronica diventa un divoratore dei tuoi risparmi. I gestori degli esercizi prendono una percentuale ma il resto è tutto della camorra”. E quando ti accorgi di essere stato una delle tante pedine sul loro scacchiere, ti senti un fallito senza vie d’uscita. Con l’azzardo on line va anche peggio, perché non c’è neppure bisogno di superare quel minimo imbarazzo, basta avere un computer e la follia del gioco che infiacchisce ogni tipo di volontà. Esattamente come accade con una droga. I giocatori giocano per alleviare il senso di ansia, perché frustrati e perché pensano di potercela fare.

redazione

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